Manila (Filippine), 14 mag. (LaPresse/AP) – “Non ho fatto niente di male e spero che tutto questo venga chiarito”. Lo ha dichiarato alla stampa l’ambasciatore italiano in Turkmenistan Daniele Bosio, accusato di traffico di esseri umani e pedofilia nelle Filippine, dopo avere sostenuto la propria innocenza in tribunale nella città di Binan. Bosio è stato arrestato il 5 aprile mentre si trovava in vacanza in un resort delle Filippine con tre bambini ed è stato subito sospeso dall’incarico. Le dichiarazioni rese oggi alla stampa sono le prime dal giorno dell’arresto, dopo il quale è stato trattenuto nel carcere di Binan.
Ora i procuratori di Binan esamineranno gli elementi raccolti a carico di Bosio, per capire se ci sia margine sufficiente per accusarlo in tribunale. Un momento di commozione ha colto Bosio al suo arrivo al tribunale, dove è stato accolto da una decina di bambini della scuola cristiana di Manila, a cui per anni ha offerto aiuti finanziari. I bimbi hanno esposto dei cartelli su cui era scritto “ti vogliamo bene fratello Daniele” e “noi ti sosteniamo fratello Daniele”. Romeo Lumagui, avvocato dell’ambasciatore, ha in seguito detto che “è semplicemente spiacevole che una persona che stava così sinceramente cercando di dare una mano venga accusata”.
I bambini con cui Bosio venne sorpreso hanno età comprese fra i 9 e i 12 anni e tutti e tre hanno detto, riferisce una nota della polizia, che l’ambasciatore li ha portati a casa sua dove li ha “lavati personalmente strofinandone anche le schiene, dando poi loro cibo e denaro”. Nelle Filippine le leggi contro il traffico degli esseri umani prevedono l’ergastolo e una multa di almeno due milioni di pesos (circa 33mila euro) se la vittima è un bambino. Gli abusi sui minori comportano invece una pena massima di 40 anni di carcere.
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