Perth (Australia), 21 apr. (LaPresse/AP) – Sei settimane dopo la scomparsa, e un giorno dopo che un altro aereo Malaysia Airlines è stato costretto a un atterraggio di emergenza, proseguono le ricerche del volo MH370 nell’Oceano indiano. Il robot sottomarino continua a scandagliare il fondale della zona dove si ritiene si trovi il relitto del Boeing 777, scomparso l’8 marzo con 239 passeggeri a bordo mentre volava da Kuala Lumpur verso Pechino. Il dispositivo statunitense senza pilota Bluefin 21 da circa una settimana cerca le scatole nere dell’aereo e ha perlustrato sinora due terzi del fondale marino dove è circoscritta la ricerca, in un raggio di 10 chilometri intorno a dove è stato sentito un suono che si ritiene provenisse dai segnalatori.

Sinora non ha fatto alcuna luce sulla scomparsa del volo, di cui non si è trovata traccia. Otto le missioni subacquee che ha compiuto e secondo il centro di coordinamento delle ricerche la perlustrazione dell’area sarà conclusa entro questa settimana. Intanto, proseguono anche le ricerche di parti del relitto sulla superficie dell’Oceano. Sono impegnati dieci aerei militari e 11 navi, su un’area di 49.500 chilometri quadrati, a circa 1.700 chilometri a nordovest di Perth. Verso la zona è diretto un ciclone, che porterà oggi pioggia e venti. La ricerca in superficie proseguirà sino almeno a domani, afferma il centro di coordinamento di Perth. Sinora nessun oggetto proveniente dall’aereo è stato individuato.

Intanto, ieri un aereo di Malaysia Airlines, partito da Kuala Lumpir e diretto a Bangalore in India, è stato costretto a tornare indietro e ad effettuare un atterraggio di emergenza a causa di un problema al carrello. A bordo del volo 192 c’erano 166 persone, tutte illese. Secondo quanto ha riferito la compagnia ad Associated Press, subito dopo il decollo sarebbe esploso uno degli pneumatici del carrello destro dell’aereo e immediatamente è scattata la procedura di emergenza.

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