Berlino (Germania), 11 apr. (LaPresse/AP) – Va alla compagnia svizzera Lindt & Spruengli il secondo round della cosiddetta ‘guerra di orsetti’ con la tedesca Haribo. Lo ha stabilito oggi la Corte d’appello di Colonia, ribaltando la sentenza di primo grado pronunciata il 18 dicembre del 2012 da un tribunale della stessa città. Al centro della questione c’è l’orso di cioccolato ‘Lindt Teddy’ presentato ricoperto di stagnola dorata. Haribo accusa la società svizzera di aver violato con ‘Lindt Teddy’ il brevetto delle famose caramelle gommosse ‘Goldbaer’ o ‘Orsetti d’oro’.
La sentenza di primo grado aveva dato ragione a Haribo stabilendo che, nonostante la differenza del nome, i clienti potevano confondere i due prodotti, che il tribunale definiva entrambi ‘orsetti d’oro’. Alla base di quella sentenza c’era il ragionamento che l’orso Lindt fosse una rappresentazione fisica del nome ‘Goldbaer’ stampato sulle buste di orsetti gommosi Haribo, dal momento che era appunto un orso dorato.
La Corte d’appello di Colonia, invece, oggi ha ribaltato quella sentenza, affermando che ‘Lindt Teddy’ non viola il copyright degli orsetti Haribo dal momento che riporta chiaramente il logo della compagnia svizzera e la scritta ‘Lindt Teddy’. I giudici d’appello hanno inoltre puntualizzato che il loro verdetto potrà essere oggetto di ulteriore ricorso presso una Corte federale. Particolarmente spinoso è proprio il punto della violazione di un nome coperto da copyright (in questo caso ‘Goldbaer’) non con un’altra dicitura, ma con una rappresentazione tridimensionale del nome stesso (in questo caso l’orso di cioccolato ricoperto da stagnola dorata).
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