Zaatari (Giordania), 18 feb. (LaPresse/AP) – “Il mio cuore si è spezzato quando ho visto bambini siriani privati di un’istruzione adeguata, che corrono a piedi nudi in strade polverose. A casa mia avevo visto il terrorismo con i miei occhi, le scuole erano state colpite e i bambini uccisi. Ora vedo più o meno le stesse cose nel conflitto siriano: bambini vengono uccisi e molti non hanno frequentato la scuola negli ultimi tre anni”. Così Malala Yousafzai, la 16enne attivista pakistana ferita alla testa dai talebani a ottobre del 2012, dopo aver visitato il campo per profughi siriani a Zaatari, in Giordania. Nel campo abitano circa 120mila persone, tra cui 50mila con meno di 16 anni. Vi sono alcune scuole gestite dall’Unhcr, ma molti bambini non le frequentano, o perché si sentono scoraggiati o perché i genitori non lo permettono. Inoltre, secondo l’Unhcr la maggior parte dei 680 piccoli negozi attivi a Zaatari impiega bambini. Malala ha visitato un parco giochi dell’Unicef e ha conosciuto una ragazza siriana di 16 anni, Mozon Mleihan, che l’ha accompagnata nel tour del campo e con cui ha fatto amicizia.
“Il mondo – ha dichiarato la giovane attivista – deve sapere delle sofferenze di queste persone innocenti che sono diventate profughi, come me una volta nel mio Paese. Vivere lontano dalla propria casa è molto difficile”. La 16enne ha annunciato che promuoverà la causa siriana all’estero e che la sua fondazione con sede a New York, il Malala Fund, offrirà dei contributi per migliorare l’accesso dei bambini siriani e giordani all’istruzione. Vogliamo, ha spiegato Malala, ingaggiare e pagare insegnanti e rinnovare una vecchia scuola ad Amman per accogliere bambini e bambine siriane in classi separate. Circa 2,3 milioni di siriani sono fuggiti dal Paese a causa delle violenze, iniziate a marzo del 2011, cercando rifugio in Paesi vicini. Almeno la metà di loro, circa 1,1 milioni di persone, sono bambini, di cui il 75% ha meno di 12 anni.
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