Johannesburg (Sudafrica), 6 dic. (LaPresse/AP) – Canti, danze e lacrime per le strade del Sudafrica. Così il Paese piange il suo eroe anti-apartheid, Nelson Mandela, morto ieri sera nella sua casa di Johannesburg. Persone di tutte le etnie si sono riunite per ricordare la memoria del padre della Rainbow Nation. Intanto messaggi di cordoglio e commozione sono giunti da personalità di tutto il mondo, da Barack Obama al Papa, da Morgan Freeman a Malala, dal Dalai Lama a Bono Vox.

DESMOND TUTU CELEBRA MANDELA DURANTE UNA MESSA. Nel corso di una messa celebrata a Città del Capo, l’ex arcivescovo Desmond Tutu ha esortato i 51 milioni di abitanti del Sudafrica a seguire i valori di unità e democrazia che Mandela ha incarnato. Secondo Tutu, che come Madiba ha ricevuto il premio Nobel per la pace, Mandela vorrebbe che gli stessi sudafricani fossero il suo “memoriale” seguendo i suoi valori. Nella messa Tutu ha voluto anche ricordare i primi anni ’90, quando il Sudafrica era a un passo dalla guerra razziale e Mandela prese le redini del Paese unendolo in una vera nazione.

LA FOLLA DAVANTI CASA DI MADIBA. Una vasta folla si è riunita di fronte alla casa di Mandela a Johannesburg, nel quartiere di Houghton, dove l’ex presidente ha passato gli ultimi mesi della sua vita. Dodici colombe sono state liberate in cielo mentre la gente intonava canti tribali e cristiani, l’inno nazionale, e ‘Dio benedica l’Africa’ (inno della lotta contro l’apartheid). Molti indossavano gli abiti tradizionali degli Zulu, degli Xhosa e di altri gruppi etnici del Sudafrica. Su uno dei tanti cartelli portati dai partecipanti c’era scritto: “Governerà l’universo insieme a Dio”.

I CANTI A SOWETO E IL CORDOGLIO NEL VILLAGGIO NATALE DI QUNU. Manifestazioni di cordoglio e affetto simili a quelle di Johannesburg si sono svolte anche a Soweto, sobborgo della città più popolosa del Sudafrica in cui Mandela ha vissuto. Danzando e cantando, le persone hanno celebrato nelle strade la vita dell’ex presidente, mentre decine di bambini esibivano grandi fotografie dell’icona della lotta alla segregazione. A Qunu, il villaggio in cui Madiba nacque il 18 luglio 1918, i parenti di Madiba si sono riuniti per condividere il lutto per la scomparsa del premio Nobel.

I FUNERALI IL 15 DICEMBRE. Nei prossimi giorni sono previste molte cerimonie, fino ai funerali di Stato del 15 dicembre che si svolgeranno a Qunu. Per martedì è prevista una cerimonia in memoria di Mandela al FNB Stadium di Johannesburg, teatro dell’ultima apparizione pubblica di Madiba, per la chiusura dei mondiali di calcio del 2010. Dopo la cerimonia, la salma sarà esposta per tre giorni a Pretoria per la camera ardente, a cui è attesa la partecipazione di migliaia di persone.

LA COMMOZIONE DA OBAMA AL PAPA. Centinaia i messaggi di cordoglio giunti da personalità e capi di Stato di tutto il mondo. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha telefonato al suo omologo sudafricano Jacob Zuma, parlandogli della grande influenza che Madiba ha avuto nella sua vita, con il suo coraggio, gentilezza e umiltà. In un telegramma, Papa Francesco ha invece rivolto un invito affinché “l’esempio di Mandela ispiri generazioni di sudafricani a mettere la giustizia e il bene comune avanti nelle loro aspirazioni politiche”, elogiando l’impegno di Mandela “nel promuovere la dignità umana di tutti i cittadini” e un nuovo Sudafrica basato sulla “non-violenza e la riconciliazione”. Da Nuova Delhi, il Dalai Lama ha invitato i credenti a “sviluppare determinazione ed entusiasmo per portare avanti lo spirito” di Mandela. Dalle pagine web di Time.com, anche il frontman degli U2 Bono Vox ha parlato di Madiba affermando che “dovrebbe essere ricordato come un uomo straordinario solo per quello che è successo, e non è successo, nella transizione in Sudafrica. Più di ogni altro è colui che ha rilanciato l’idea di Africa da un continente nel caos a una visione più romantica, che tenesse conto della maestosità dei suoi paesaggi e della nobiltà anche dei suoi abitanti più poveri”. Il lutto ha colpito anche il mondo dello sport: François Pienaar, il capitano della nazionale di rugby sudafricana che ricevette dalle mani di Mandela la coppa del mondo vinta in Sudafrica nel 1995 e forse lo sportivo che lo ha conosciuto meglio, afferma che Madiba “è stato l’essere umano più straordinario, il mio presidente, il mio esempio. Un’immagine iconica di successo nazionale, di unità e di riconciliazione che risuona in tutto il Sudafrica e che ha unito il suo paese quando un tale compito sembrava impossibile”.

IL RICORDO DI DE KLERK. Toccante il ricordo di F.W. de Klerk, l’ultimo presidente bianco del Sudafrica dell’apartheid, che ha raccontato del loro rapporto, talvolta burrascoso, ma che li condusse comunque alla transizione democratica nel Paese e li portò a condividere il premio Nobel per la Pace nel 1993. “Nonostante stessimo in parti politiche contrapposte e nonostante il nostro rapporto fosse spesso burrascoso, siamo stati in grado di metterci insieme in momenti critici per risolvere le molte crisi che si verificarono durante il processo di negoziazione”, ha detto De Klerk.

PRIMO PRESIDENTE NERO. Primo presidente nero del Sudafrica, Mandela è considerato il padre della democrazia nel Paese per il suo ruolo nella lotta all’apartheid. Noto anche con il nome del suo clan, cioè Madiba, sotto l’apartheid è stato in carcere per 27 anni, 18 dei quali trascorsi a Robben Island. Fu liberato nel 1990 e nel 1994 fu eletto il primo presidente di colore di quella che divenne la ‘nazione arcobaleno’. Risale invece al 1993 l’attribuzione del premio Nobel per la Pace. Lo scorso 18 luglio il Sudafrica aveva festeggiato il suo 95esimo compleanno, nel cosiddetto Mandela Day.

I PROBLEMI DI SALUTE. Dopo essere stato ricoverato dall’8 giugno per il ripresentarsi di una infezione polmonare, Mandela era stato per tre mesi in clinica, e, a settembre scorso, era stato dimesso. Da allora si trovava nella sua casa vicino Johannesburg, dove riceveva cure mediche e assistenza, circondato dai familiari. Al suo ricovero a giugno a Pretoria era la quarta volta che entrava in clinica da dicembre 2012, quando era rimasto in clinica per 18 giorni a causa di una infezione polmonare e per sottoporsi a un’operazione per rimuovere dei calcoli biliari; a inizio marzo fu ricoverato un giorno a Pretoria per controlli medici programmati; poi il 28 marzo fu nuovamente ammesso in ospedale per problemi ai polmoni, e fu dimesso 10 giorni dopo. Mandela soffriva in particolar modo di difficoltà respiratorie perché contrasse la tubercolosi durante la lunga prigionia a Robben Island. Soffriva inoltre di fastidi alla vista, causati dagli anni di lavori forzati in una cava di calcare. Da giugno la presidenza sudafricana descriveva la sua condizione come “critica ma stabile” e solo mercoledì la figlia, Makaziwe, aveva detto che Mandela “non sta bene” ma continua a combattere coraggiosamente “dal suo letto di morte”.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata

Tag: