Parigi (Francia), 3 dic. (LaPresse) – Gli esperti francesi incaricati di indagare sulla morte di Yasser Arafat, diversamente da quelli svizzeri, escludono l’ipotesi dell’avvelenamento. È quanto riporta l’emittente France Inter, citando informazioni in proprio possesso. La stampa francese cita inoltre fonti vicine alle indagini che confermano questa notizia, affermando che il rapporto scarta la tesi dell’avvelenamento e va nella direzione di una morte naturale.
Arafat è morto l’11 novembre del 2004 nell’ospedale militare di Percy, in Francia, dopo essersi gravemente ammalato nel compound in cui viveva a Ramallah. I medici francesi dissero che morì per un ictus e che soffriva di una malattia del sangue nota come coagulazione intravascolare disseminata. Ma le relazioni non riuscirono a spiegare da cosa era stata provocata quella malattia, che ha numerose cause possibili fra cui infezioni e malattie al fegato.
Lo scorso 6 novembre al-Jazeera diffuse un rapporto realizzato dagli scienziati svizzeri del centro universitario di medicina legale di Losanna, secondo i quali Arafat con l’83% di probabilità era stato avvelenato con il polonio. Gli esperti svizzeri dissero di avere trovato sui campioni prelevati dalla salma livelli di polonio radioattivo almeno 18 volte superiori rispetto al normale. A compiere test sui campioni prelevati a novembre del 2012 dal corpo di Arafat riesumato sono stati scienziati svizzeri, francesi e russi. Secondo quanto riferisce l’emittente France Inter, i tre team danno interpretazioni diverse dei risultati: gli svizzeri privilegiano la tesi dell’avvelenamento, i russi si dicono incapaci di giungere a una conclusione e i francesi affermano che si sia trattato di morte naturale.
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