Tacloban (Filippine), 17 nov. (LaPresse/AP) – Il presidente filippino Benigno Aquino resterà a Tacloban, sull’isola di Samar, sino a quando non vedrà progressi negli aiuti a seguito del tifone Haiyan che ha devastato l’area. La sua decisione, annunciata ai giornalisti, sembra una risposta alle critiche che lo accusano di inadeguate prevenzione e risposta al disastro. Non è chiaro tuttavia dove Aquino potrà alloggiare, visto che la città è stata quasi completamente rasa al suolo e che tutti gli edifici sono stati distrutti o danneggiati. L’elettricità è presente solo in alcuni luoghi grazie generatori, mentre non c’è acqua corrente.
Il tifone, abbattutosi sulla zona l’8 novembre, ha ucciso migliaia di persone. Il bilancio delle vittime continua ad aggravarsi di giorno in giorno. Sono 3.974 le morti confermate, hanno fatto sapere oggi le autorità, che hanno diffuso il nuovo bilancio del disastro. I dispersi sono 1.186, di cui alcuni stranieri tra cui due cittadini italiani.
Gli sforzi e i soccorsi proseguono, ha detto il presidente, ma non sono sufficienti. Sinora la comunità internazionale ha fornito in aiuti e denaro più di 248 milioni di dollari e nelle zone colpite si assiste ai primi miglioramenti. “Vogliamo davvero vedere alleggerito il peso per tutti il prima possibile. Sino a quando non vedrò miglioramenti, staremo qui”, ha dichiarato Aquino, parlando al plurale perché si riferiva anche ai suoi collaboratori.
Non è la prima volta che Aquino prende una decisione del genere. Quando i ribelli musulmani hanno occupato i villaggi di pescatori vicino a Zamboanga, a settembre, ha fatto allestire un campo nella sede locale dell’esercito nella città, da cui verificare direttamente l’offensiva contro gli insorti. Così si è guadagnato molti elogi. Lo scorso mese ha invece dormito in una tenda dell’esercito per rassicurare gli abitanti di una città colpita da un terremoto di magnitudo 7,3.
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