Riad (Arabia Saudita), 26 ott. (LaPresse/AP) – E’ cominciata con un video la protesta per chiedere che le donne possano guidare le auto in Arabia Saudita, prevista per la giornata di oggi. Gli attivisti della campagna, che invitano le donne a sfidare il divieto e a mettersi alla guida, hanno pubblicato su internet un video di una donna che guida nelle strade di Riad. Le immagini, diffuse sull’account Youtube ufficiale in arabo della campagna, mostrano al volante un’attivista identificata come May Al Sawyan. La donna indossa occhiali da sole e ha i capelli coperti dal tradizionale velo nero delle donne saudite. Per il resto il suo volto è visibile.Nei giorni scorsi le autorità saudite hanno preannunciato punizioni rigide per chi parteciperà alla protesta o la sosterrà: il 23 ottobre il ministro dell’Interno ha ammonito che se la giornata di protesta fosse andata avanti le autorità avrebbero risposto “fermamente e con la forza” e ieri il portavoce del ministero, Turki al-Faisal, ha annunciato che le dure regole contro il dissenso politico su internet saranno applicate a chiunque offrirà sostegno online alla protesta.

In realtà in Arabia Saudita non esiste una legge che vieti alle donne di guidare, ma l’establishment fa applicare il divieto, che le donne intendono sfidare mettendosi al volante. Sebbene il divieto non sia contenuto in alcuna legge, nel 1990 un decreto ministeriale formalizzò una consuetudine e da allora le donne che hanno tentato di infrangerlo sono andate incontro agli arresti. Il 10 ottobre Eman al-Nafjan è stata fermata dalla polizia nella capitale Riad mentre filmava un’altra donna, Azza, che stava guidando. Le due donne sono state portate alla stazione di polizia di Ulaya e sono state costrette a sottoscrivere una dichiarazione secondo la quale il loro “reato” non sarebbe stato ulteriormente reiterato. I tentativi di sfidare il divieto di guidare sono iniziati nel 1990, quando circa 40 donne vennero fermate mentre guidavano in una delle strade principali di Ryiad. Alcune di loro vennero sospese dal lavoro. La protesta fu ampiamente condannata nei sermoni religiosi e nei circoli della società.

Il Gran muftì dell’epoca, la più alta carica religiosa del paese, emise una fatwa contro le donne alla guida, seguita dal decreto ufficiale del ministero dell’Interno. Nel 2011 le attiviste hanno lanciato una campagna su Internet chiedendo alle donne in possesso di una patente internazionale di mettersi al volante per sfidare il divieto. Aderirono in molte. Alcune vennero arrestate e costrette a firmare la dichiarazione di non reiterazione. Nel settembre dello stesso anno, una donna arrestata alla guida della sua automobile fu processata e condannata a 10 frustate, pena poi commutata nell’aprile 2012.

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