Il Cairo (Egitto), 17 ago. (LaPresse/AP) – Almeno 173 morti, 1.330 feriti e 1.004 arresti. È il bilancio delle violenze di ieri in Egitto. Una giornata di proteste ribattezzata ‘Giorno della rabbia’, convocata contro i violenti sgomberi dei sit-in dei sostenitori del presidente deposto Mohammed Morsi, avvenuti mercoledì e costati la vita a oltre 600 persone. Secondo quanto riporta il portavoce del governo, le vittime accertate sono 173, di cui 95 al Cairo. Tra gli arrestati molti leader locali del Fratelli musulmani. Intanto resta alta la tensione nella moschea di al-Fatah, nei pressi di piazza Ramses, al Cairo, dove si sono concentrate le maggiori violenze. Molti manifestanti hanno passato la notte nell’edificio e vi restno asserraglaiti, mentre forze di sicurezza e polizia hanno circondato l’area con i blindati. Si teme possa verificarsi un nuovo bagno di sangue.
MANIFESTANTI BARRICATI IN MOSCHEA. Nella notte alcuni mobili sono stati posti contro le porte per impedire alle forze di sicurezza di fare irruzione. E questa mattina sono iniziate le negoziazioni della polizia con coloro che si trovano all’interno. Le forze di sicurezza hanno promesso un’uscita sicura a chi lascerà l’edificio. Piccoli gruppi sono stati visti lasciare la moschea in mattinata, ma molte persone rimganono all’interno. L’edificio, vicino a piazza Ramses, dove ieri si sono verificati violenti scontri, è stata trasformata in ospedale da campo per curare i feriti e in obitorio per ospitare le vittime. da quanto riferisce un giornalista locale, le mediazioni per garantire un’uscita sicura ai manifestanti sono fallite in seguito all’arresto di tre donne che avevano accettato di lasciare l’edificio.
LE VIOLENZE DAL CAIRO AD ALESSANDRIA. Nei pressi di piazza Ramses hanno perso la vita almeno 12 persone. Tra loro, come conferma il partito Libertà e giustizia, anche il figlio del leader spirituale dei Fratelli musulmani Mohammed Badie. Sembra che i dimostranti abbiano tentato un assalto a una stazione locale della polizia. All’interno della moschea di al-Fatah sono stati ammassati diversi corpi, senza vita crivellati da colpi di arma da fuoco alla testa e al petto. Sul profilo Facebook dell’esercito, il colonnello Mohammed Ali, portavoce delle forze armate, ha accusato uomini armati di aver sparato dalla moschea verso gli edifici vicini. Ieri uomini armati hanno attaccato posti di blocco e almeno 10 stazioni di polizia del Paese. Nella città di Suez 14 persone sono morte negli scontri tra manifestanti e forze di sicurezza. Ad Alessandria, seconda città dell’Egitto, le vittime dei disordini tra fazioni rivali sono state dieci. Violenze anche nella provincia di Fayoum, dove sono morte sette persone durante un tentativo di assalto a un edificio della sicurezza. Secondo quanto riferisce un funzionario, hanno perso la vita anche due poliziotti.
ATTACCHI A CHIESE. Sempre ieri, nella provincia meridionale di Minya, sono stati attaccate due chiese. Nei pressi di altre, i residenti hanno formato catene umane per evitare ulteriori assalti e, come riportano le autorità, un civile è morto mentre provava a difendere un edificio cristiano a Sohag, a sud del Cairo. Molti sostenitori di Morsi hanno criticato la minoranza cristiana per aver sostenuto la decisione militare di portare a termine il colpo di Stato che ha deposto il presidente. Questa settimana decine di chiese sono state attaccate. Tuttavia, i Fratelli musulmani condannano ogni tipo di violenza contro la comunità copta. “La nostra posizione – ha dichiarato il potravoce Mourad Ali – è chiara. Condanniamo fortemente ogni tipo di attacco, anche verbale, alle chiese e alle proprietà copte. Vale anche se i leader copti si sono uniti o hanno sostenuto il golpe del 3 luglio. Questo non giustifica alcun attacco contro di loro”.
FARNESINA: STOP AI VIAGGI. Intanto, sempre ieri, il ministero degli Esteri italiano è nuovamente intervenuto per sconsigliare i viaggi in tutto l’Egitto. Ai turisti già nel Paese nordafricano il ministero, attraverso una nota pubblicata sul sito, ha suggerito di “evitare escursioni fuori dalle installazioni turistiche e in particolare nelle città”.
UE: PRESTO VERTICE MINISTRI UE. E per tutto il giorno, mentre non si placavano le violenze, i ministri degli Esteri e i leader dell’Unione europea hanno avuto una serie di colloqui durante cui hanno concordato sulla necessità di tenere presto un vertice straordinario per trovare una strategia comune e rispondere all’emergenza. Da Hollande a Merkel, da Letta a Bonino, passando per Catherine Ashton, Alto rappresentante per gli Affari esteri e la politica di sicurezza dell’Ue. La riunione dovrebbe tenersi già a inizio settimana, lunedì o martedì. “Dall’uso brutale e inaccettabile della forza da parte delle Autorità interinali – ha affermato in una nota la ministra degli Esteri italiana – emerge un preoccupante quadro di violazioni dei diritti umani, che contrasta fortemente col dovere fondamentale del Governo e dell’esercito di proteggere i propri cittadini e di garantire la sicurezza di tutti i luoghi di culto”. “In questo modo – aggiunge Emma Bonino – si allontanano le prospettive di riavvio del processo di transizione verso nuovi assetti democratici nei quali possano riconoscersi tutte le componenti del popolo egiziano”.
IL BAGNO DI SANGUE DI MERCOLEDI’. L’ultima ondata di violenze è iniziata mercoledì, quando i raid simultanei lanciati in mattinata dalle forze di sicurezza per sgomberare i sit-in dei sostenitori di Morsi hanno dato il via a vere e proprie battaglie di strada al Cairo e in altre città. I violenti sgomberi hanno coinvolto due accampamenti pro-Morsi: uno più piccolo vicino all’università e il principale nei pressi della moschea di Rabaah al-Adawiya, nel quartiere orientale di Nasr City. L’ultimo bilancio ufficiale è di 638 morti e 3.994 feriti. Dei morti, 288 sono stati uccisi nello sgombero di Nasr City, 90 nel raid del campo più piccolo in piazza al-Nahda, vicino all’università del Cairo, e gli altri negli scontri scoppiati fra pro-Morsi e forze di sicurezza o anti-Morsi sia nella capitale che in altre città. Si è trattato del giorno con il maggior numero di morti in Egitto dalla rivolta popolare del 2011, che portò alla cacciata di Hosni Mubarak dando il via a due anni di instabilità.
DA DESTITUZIONE MORSI A DIMISSIONI ELBARADEI. Mohammed Morsi è stato destituito lo scorso 3 luglio e al suo posto si è insediato un governo ad interim, sostenuto dai militari, con Adly Mansour presidente e il generale Abdel-Fatah el-Sissi ministro della Difesa. Da allora Morsi si trova agli arresti e l’Egitto è spaccato fra sit-in pro-Morsi e detrattori dell’ex presidente. Il mese scorso era stato nominato vice presidente Mohamed ElBaradei, premio Nobel per la Pace, che si è però dimesso a seguito del bagno di sangue di mercoledì e dell’imposizione dello stato di emergenza e del coprifuoco per un mese.
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