Il Cairo (Egitto), 16 ago. (LaPresse/AP) – Almeno 60 persone sono morte nella nuova giornata di violenze in Egitto, dove migliaia di sostenitori dei Fratelli musulmani sono scesi in strada nella ‘Giornata della rabbia’, indetta per denunciare il brutale assalto compiuto dalle forze di sicurezza mercoledì ai sit-in sei sostenitori di Mohammed Morsi. Secondo fonti della sicurezza, le vittime di oggi sono 52 civili e otto poliziotti. Intanto la Farnesina lancia l’allarme viaggi e i leader dell’Ue si mobilitano per chiedere un immediato incontro e affrontare la situazione.

CORTEI AL CAIRO.Oggi migliaia di sostenitori di Morsi si sono riversati per le strade all’uscita dalle moschee dopo la tradizionale preghiera di mezzogiorno del venerdì, mentre veicoli blindati dell’esercito hanno circondato molte strade della capitale e soldati armati sono posizionati negli incroci chiave. Nella capitale il punto più caldo è piazza Ramses, dove la polizia ha anche lanciato lacrimogeni. In città gli scontri sono scoppiati prima nella zona del ministero degli Esteri, secondo quanto riferisce un giornalista di Associated Press sul posto, che ha visto i manifestanti e alcune persone sotto il ponte lanciarsi a vicenda sassi e bottiglie. Piazza Tahrir, epicentro delle proteste del 2011 e dove i manifestanti anti Fratellanza son accampati da settimane, è stata bloccata da carri armati e filo spinato per evitare che i manifestanti avessero accesso all’area.

STRAGE A PIAZZA RAMSES. Successivamente la Fratellanza ha invitato i suoi sostenitori a dirigersi verso piazza Ramses, non lontano da Tahrir e vicino alla principale stazione dei treni del Cairo. La tv di Stato ha trasmesso le immagini di un uomo armato di fucile automatico sul ponte che porta alla piazza. Qui almeno 12 persone, secondo quanto riferiscono fonti della sicureza, hanno perso la vita negli scontri tra residenti armati e sostenitori dei Fratelli musulmani. Al Jazeera fornisce un bilancio più grave: almeno 95 vittimei, dovute anche all’attacco compiuto dagli elicotteri dell’esercito. Intanto, i fotografi di Associated Press hanno visto diversi morti nella moschea di al-Fath, trasformata in un ospedale da campo. Alcuni sembrano deceduti dopo essere stati raggiunti alla testa e al petto da colpi di arma da fuoco durante un attacco a una stazione di polizia.

SPARI A TANTA, SCONTRI A GIZA E ALESSANDRIA. Scontri anche in altre città. A Tanta, secondo quanto riferisce al-Jazeera, le forze di sicurezza hanno lanciato lacrimogeni e hanno usato fucili a pallini sui manifestanti. Sempre secondo l’emittente araba, almeno quattro pro Morsi sono rimasti uccisi negli scontri a Ismailiya. Scontri fra polizia e manifestanti sostenitori della Fratellanza sono scoppiati inoltre ad Alessandria, e a Giza gli agenti hanno lanciato lacrimogeni.

Gli assalti di mercoledì ai sit-in pro Morsi al Cairo si erano trasformati in un bagno di sangue: il bilancio ufficiale è di oltre 600 morti e quasi 4mila feriti, ma la Fratellanza parla di 4.500 vittime. Stanno facendo il giro del mondo le immagini della moschea di el-Iman al Cairo, trasformata in obitorio con centinaia di corpi ammassati, e alcuni riferiscono che nella notte la polizia sarebbe intervenuta a el-Iman con lanci di lacrimogeni. Intanto il Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite, riunitosi per un briefing di emergenza, ha invitato a porre fine alle violenze, chiedendo a governo e Fratelli musulmani di esercitare ‘massima moderazione.

FARNESINA. STOP A VIAGGI NEL PAESE. Nel pomeriggio, intanto, il ministero degli Esteri italiano è nuovamente intervenuto per sconsigliare i viaggi in tutto l’Egitto. Ai turisti già nel Paese nordafricano il ministero, attraverso una nota pubblicata sul sito, suggerisce di “evitare escursioni fuori dalle installazioni turistiche ed in particolare nelle città”.

UE: PRESTO VERTICE MINISTRI UE. Per tutto il giorno, mentre non si placavano le violenze, i ministri degli Esteri e i leader dell’Unione europea hanno concordato sulla necessità di tenere presto un vertice straordinario per trovare una strategia comune e rispondere all’emergenza. Da Hollande a Merkel, da Letta a Bonino, passando per Catherine Ashton, Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell’Ue. La riunione dovrebbe tenersi già a inizio settimana, potenzialmente lunedì o martedì.

IL ‘GIORNO DELLA RABBIA’. Per oggi, ribattezzato ‘Giorno della rabbia’, sono state indette marce in tutto il Paese. Punto di riferimento dei sostenitori di Morsi nella capitale rimane la zona della moschea di Rabaah al-Adawiya, anche se dopo il violento sgombero si presenta bruciata e piena di macerie. I residenti di diverse zone del Cairo, in scene che ricordano il 2011, hanno messo in piedi gruppi di vigilantes, che controllano carte d’identità e fanno le ronde nei quartieri per evitare saccheggi e altri tipi di attacchi. La Fratellanza, tramite il suo portavoce, aveva invitato a manifestare in modo pacifico, ma i timori sono legati soprattutto al fatto che da ieri la polizia è autorizzata dal ministero dell’Interno a sparare per proteggere agenti e istituzioni chiave dagli attacchi.

IL BAGNO DI SANGUE DI MERCOLEDI’. Il bagno di sangue risale a mercoledì, quando i raid simultanei lanciati in mattinata dalle forze di sicurezza per sgomberare i sit-in dei sostenitori di Morsi hanno dato il via a vere e proprie battaglie di strada al Cairo e in altre città del Paese. I violenti sgomberi hanno coinvolto due accampamenti pro Morsi: uno più piccolo vicino all’università e il principale nei pressi della moschea di Rabaah al-Adawiya, nel quartiere orientale di Nasr City. L’ultimo bilancio ufficiale è di 638 morti e 3.994 feriti. Dei morti, 288 sono stati uccisi nello sgombero di Nasr City, 90 nel raid del campo più piccolo in piazza al-Nahda, vicino all’università del Cairo, e gli altri negli scontri scoppiati fra pro Morsi e forze di sicurezza o anti Morsi sia nella capitale che in altre città. Si è trattato del giorno con il maggior numero di morti in Egitto dalla rivolta popolare del 2011, che portò alla cacciata di Hosni Mubarak dando il via a due anni di instabilità.

CORPI AMMASSATI IN MOSCHEA-OBITORIO. Molti corpi dei sostenitori di Morsi sono ammassati nella moschea di el-Iman, dove fonti della Fratellanza denunciano che stanotte la polizia è intervenuta lanciando lacrimogeni. Inizialmente il portavoce del ministero della Sanità, Mohammed Fathallah, aveva riferito che questi cadaveri della moschea-obitorio non erano inclusi nel conteggio ufficiale delle vittime, ma non è chiaro se nell’ultimo bilancio siano stati invece inseriti. Una lista appesa alla parete della moschea elenca 265 nomi di persone che si ritiene siano stati uccisi nello sgombero del sit-in di Rabaah al-Adawiya. Secondo un volontario che aiuta le famiglie a ritrovare i propri cari, Omar Houzien, i corpi sono stati trasportati nella moschea da un centro medico che si trovava nell’accampamento nelle ultime ore del raid perché si temeva che potessero essere bruciati. All’interno della moschea i parenti in lacrime provano a identificare i corpi. ‘Dio si vendicherà su di te, el-Sissi’, gridava una donna riferendosi al capo dell’esercito e ministro della Difesa, il generale Abdel-Fatah el-Sissi.

LE VIOLENZE DI IERI A GIZA E ALESSANDRIA. Nuove violenze si sono verificate ieri. Centinaia di sostenitori dei Fratelli musulmani hanno assaltato e dato fuoco a due sedi del governo a Giza, la città vicino al Cairo nota per le sue piramidi. Sul suo sito, IkhwanOnLine, la Fratellanza afferma che migliaia di sostenitori hanno marciato a Giza ma sarebbero stati attaccati da milizie pro esercito. Scontri ieri anche ad Alessandria, dove decine di persone sono rimaste ferite negli scambi a fuoco fra pro e anti Morsi, e nella città di El-Arish nel nord del Sinai, dove almeno sei poliziotti sono morti. Da mercoledì il governo egiziano ha imposto per un mese lo stato d’emergenza in tutto il Paese e il coprifuoco dalle 19 alle 6 al Cairo e in una decina di altre province.

ONU CHIEDE STOP VIOLENZE. Nella notte si è riunito intanto il Consiglio di sicurezza dell’Onu, per un briefing di emergenza sull’Egitto richiesto da Regno Unito, Francia e Australia. Al termine dell’incontro l’ambasciatore dell’Argentina presso le Nazioni unite Maria Cristina Perceval, che detiene attualmente la presidenza, ha detto che il Consiglio Onu invita il governo dell’Egitto e i Fratelli musulmani a esercitare ‘massima moderazione’ e a porre fine alle violenze in tutto il Paese. Non si è trattato di una dichiarazione ufficiale del Consiglio Onu ed è stata dunque la risposta di livello più basso che l’organo potesse dare, riflettendo così le profonde differenze al suo interno fra i 15 membri che lo compongono.

LA CONDANNA DI OBAMA E LA REAZIONE DEL CAIRO. Dopo la dura condanna delle violenze da parte di Barack Obama, intervenuto sull’Egitto dall’isola di Martha’s Vineyard dove si trova in vacanza, nella notte è arrivata la replica della presidenza egiziana. La posizione espressa da Obama, che ha anche annullato le esercitazioni militari congiunte Usa-Egitto in programma per settembre, ‘non è basata su fatti e può incoraggiare gruppi militanti violenti’, ha avvertito Il Cairo. La presidenza ha inoltre affermato che ‘l’Egitto gode di ‘piena sovranità e indipendenza nelle sue decisioni’.

REAZIONI INTERNAZIONALI. La condanna delle violenze è arrivata da moltissimi Paesi. Dalla Francia alla Spagna, dalla Tunisia all’Argentina e all’Afghanistan. Anche il ministro degli Esteri italiano, Emma Bonino, ha espresso il suo disappunto. ‘Penso che la repressione messa in opera è stata brutale, inescusabile, inaccettabile’, ha detto ieri. Bonino ha inoltre convocato alla Farnesina ieri pomeriggio l’ambasciatore egiziano, Amr Mostafa Kamal Helmy, al quale ha sottolineato che l’Italia si aspetta che in Egitto cessino al più presto lo stato di emergenza, ogni tipo di violenza da parte di tutte le parti coinvolte, la repressione e gli arresti politici indiscriminati, e che le forze di sicurezza egiziane improntino la loro condotta al criterio del massimo autocontrollo. Si inaspriscono inoltre le tensioni fra Turchia ed Egitto: ieri i due Paesi hanno richiamato i rispettivi ambasciatori per consultazioni dopo che il premier turco, Recep Tayyip Erdogan, ha accusato le potenze occidentali di ignorare il bagno di sangue in Egitto e ha invitato il Consiglio di sicurezza dell’Onu a riunirsi urgentemente per discutere della situazione.

DA DESTITUZIONE MORSI A DIMISSIONI ELBARADEI. L’ex presidente Mohammed Morsi è stato destituito lo scorso 3 luglio e al suo posto si è insediato un governo ad interim, sostenuto dai militari, con Adly Mansour presidente e il generale Abdel-Fatah el-Sissi ministro della Difesa. Da allora Morsi si trova agli arresti e il Paese è spaccato fra sit-in pro Morsi e detrattori dell’ex presidente. Il mese scorso era stato nominato vice presidente Mohamed ElBaradei, premio Nobel per la Pace, che si è però dimesso a seguito del bagno di sangue di mercoledì e dell’imposizione di stato d’emergenza e coprifuoco per un mese.

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