Teheran (Iran), 4 ago. (LaPresse/AP) – Dopo la benedizione e l’intevistura ricevuta ieri dalla guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, Hasan Rohani è il nuovo presidente dell’Iran. Il 59enne ha infatti giurato oggi davanti al Parlamento a Teheran, in una cerimonia trasmessa in diretta dalle emittenti televisive iraniane e a cui hanno preso parte rappresentanti di oltre 50 Paesi, in gran parte della regione. È la prima volta dalla rivoluzione islamica del 1979 che dignitari stranieri prendono parte a un giuramento, a testimonianza dell’impegno di Rohani, che succede a Mahmoud Ahmadinejad, a migliorare le relazioni internazionali.
STOP A LINGUAGGIO SANZIONI. Le parole del nuovo presidente dopo il giuramento sono state rivolte in parte anche al mondo occidentale che da tempo ormai ha imposto su Teheran una serie di sanzioni per il suo contestato programma nucleare. “Se cercate una risposta adeguata, parlate all’Iran con un linguaggio di rispetto, non con il linguaggio delle sanzioni”, ha detto il capo di Stato, aggiungendo che ogni negoziazione richiede “costruzione di fiducia bilaterale, reciproco rispetto e diminuzione delle ostilità”. Sull’Iran pendono le sanzioni delle Nazioni unite e quelle petrolifere e bancarie di Europa e Usa, visto il suo rifiuto a fermare l’arricchimento dell’uranio, tecnologia che potrebbe essere utilizzata per produrre energia nucleare o armi atomiche. Teheran tuttavia ha sempre sostenuto che le finalità del programma siano esclusivamente pacifiche.
IRAN CONFERMA APPOGGIO AD ASSAD. Nel suo discorso Rohani si è concentrato anche sugli equilibri internazionali e ha sottolineato la contrarietà dell’Iran a “ogni cambiamento nei sistemi politici attraverso l’intervento straniero”. “Pace e stabilità in tutte le regioni vicine – ha aggiunto – sono un bisogno e una necessità per l’Iran”. Incontrando nella capitale il primo ministro siriano Wael al-Halqi, il neo presidente ha ribadito il sostegno iraniano al governo di Bashar Assad, sostenendo che nessuna forza al mondo sarà in grado di scuotere l’alleanza tra Siria e Iran. Damasco è stato il più forte alleato di Teheran nel mondo arabo fin dalla rivoluzione islamica del 1979 e, dall’inizio del conflitto interno siriano, l’Iran ha sempre sostenuto Assad, al cui governo pare abbia dato miliardi di dollari dallo scoppio della crisi.
USA: ROHANI RAPPRESENTA UN’OPPORTUNITA’. L’elezione di Rohani è stata vista da molti come una possibilità per l’Iran di riacquistare una voce apprezzata a livello internazionale, dopo i due difficili mandati di Ahmadinejad. E proprio nel giorno del giuramento, si è espressa l’amministrazione Usa. L’avvio della nuova presidenza di Rohani, ha commentato il portavoce della Casa Bianca Jay Carney, rappresenta “un’opportunità per l’Iran di agire velocemente per risolvere le profonde preoccupazioni della comunità internazionale sul programma nucleare” di Teheran. “Possa questo nuovo governo – ha aggiunto Carney – scegliere di impegnarsi in modo sostanziale e serio per soddisfare i suoi obblighi internazionali e trovare una soluzione pacifica alla questione. Troverà un partner disponibile negli Stati Uniti”. Un tema su cui, tuttavia, Rohani prima del giuramento aveva parlato con una certa durezza. “Crediamo che gli Stati Uniti e gli occidentali stiano cercando una scusa per confrontarsi con i Paesi che non considerano amici”, ha detto proprio in riferimento al nucleare il capo di Stato, nel corso di un incontro con il capo del Parlamento nordocoreano, Kim Yong Nam.
MINISTRO ESTERI EX DIPLOMATICO ALL’ONU. Oltre a prestare giuramento, Rohani ha presentato al Parlamento la lista di ministri che vorrebbe nel suo Gabinetto. Alla guida del ministero degli Esteri ha proposto Mohammad Javad Zarif, che per cinque anni è stato diplomatico alla missione dell’Iran all’Onu a New York. Per il ministero dell’Intelligence ha avanzato il nome di Mahmoud Alavi, religioso ed ex parlamentare, mentre ha fatto il nome di Hossein Dehghan, ex comandante della Guardia della rivoluzione, come ministro della Difesa. Le altre figure includono funzionari che hanno servito nelle amministrazioni di Mohammad Khatami e Akbar Hashemi Rafsanjani.
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