Il Cairo (Egitto), 3 lug. (LaPresse/AP) – È finita l’epoca di Mohammed Morsi. Dopo una nuova giornata di tensione, alle 21 il capo dell’esercito Abdel-Fattah el-Sissi ha annunciato alla televisione di Stato che il rappresentante dei Fratelli musulmani non è più presidente dell’Egitto, che la Costituzione è stata sospesa e che presto sarà formato un nuovo governo provvisorio composto da tecnici, in vista di nuove elezioni. Ad assumere la presidenza ad interim, ha annunciato il capo delle forze armate, sarà il capo della Corte costituzionale. Intanto non è chiaro dove Morsi si trovi. Un suo consigliere ha infatti fatto sapere che è stato portato in una località sconosciuta.

MILIONI IN PIAZZA. Milioni di persone sono scese in piazza oggi per il quarto giorno consecutivo. La folla radunata a piazza Tahrir è esplosa di gioia alla notizia della destituzione del presidente, lanciando fuochi d’artificio nel cielo del Cairo. Ma in altre parti della città i sostenitori di Morsi hanno continuato a manifestare e gridare “No al governo militare”.

ULTIMATUM SCADUTO. Nel pomeriggio era scaduto l’ultimatum imposto dall’esercito al presidente e all’opposizione affinché trovassero una soluzione alla crisi in corso. Morsi ha ribadito a più riprese di non aver intenzione di dimettersi e ha sfidato l’esercito invitandolo a ritirare l’ultimatum. Ma i militari non hanno ceduto e hanno dapprima circondato la tv di Stato al Cairo con mezzi corazzati, entrando nella redazione. Quindi hanno emesso divieti di viaggio per Morsi e i leader dei Fratelli musulmani. Nei giorni scorsi, le forze armate avevano fatto sapere che, se l’accordo non fosse arrivato, avrebbero stilato una roadmap politica, impegnandosi a farla rispettare. Intanto, l’opposizione ha incaricato il leader riformista e Premio Nobel per la pace, Mohamed ElBaradei, di rappresentarla nei negoziati.

MORSI: E’ COLPO DI STATO, LO RESPINGIAMO. Pochi minuti dopo la deposizione, Morsi è tornato a parlare attraverso il profilo di Twitter della presidenza egiziana. “Le misure annunciate dalla leadership delle Forze armate rappresentano un pieno colpo di Stato, categoricamente respinto da tutti gli uomini liberi del nostro Paese”, ha scritto Morsi invitando poi il popolo a “rispettare la calma ed evitare lo spargimento di sangue di compatrioti”. Nell’ultima presa di posizione a pochi minuti dalla scadenza dell’ultimatum, Morsi aveva ribadito di non voler cedere. “Un errore che non può essere accettato, e lo dico come presidente di tutti gli egiziani, è schierarsi”, si legge nella nota diffusa nel pomeriggio, che poi prosegue: “La giustizia vuole che la voce delle masse di tutte le piazze venga ascoltata”.

TAMAROD: RIVOLUZIONE TORNATA SU GIUSTA STRADA. Presto sono arrivati i commenti anche dell’opposizione. I manifestanti, ha detto Mahmoud Badr, portavoce di Tamarod, gruppo giovanile che rappresenta gran parte delle persone scese in piazza contro Morsi, sono riusciti a “rimettere sulla giusta strada la rivoluzione”. “Facciamo iniziare una nuova pagina, una nuova pagina basata sulla partecipazione”, ha scritto sul proprio profilo Twitter, aggiungendo: “La nostra mano è tesa verso tutti”.

DIVIETI DI VIAGGIO. In giornata divieti di viaggio sono stati emessi nei confronti dello stesso Morsi, del capo dei Fratelli musulmani Mohammed Badie e del suo vice Khairat el-Shater. Secondo fonti aeroportuali, la misura è legata alla fuga dal carcere di Morsi assieme a oltre 30 membri dei Fratelli musulmani durante la rivolta del 2011 contro l’allora presidente Hosni Mubarak. Funzionari della sicurezza all’aeroporto internazionale del Cairo spiegano che i controlli sui passeggeri sono stati rafforzati per garantire che i membri della formazione e di altri gruppi islamici non fuggano con l’aiuto di collaboratori tra i dipendenti dello scalo. La misura colpisce anche l’ex leader dei Fratelli Mahdfi Akef e il funzionario Mohammed el-Beltagi, così come il leader del partito islamico Wasat Abou Ela Madi e il suo vice Essam Sultan.

CAPO ESERCITO INCONTRA ELBARADEI E RELIGIOSI. Nel pomeriggio, il leader riformista Mohamed ElBaradei, il gran imam della moschea e università islamica di Al-Azhar e il papa copto hanno incontrato il generale Abdel-Fattah el-Sissi, capo dell’esercito, che in precedenza aveva incontrato gli alti vertici militari. Il tema era la road map politica per l’Egitto. Presenti all’incontro anche alcuni esponenti del movimento giovanile che guida la protesta e membri del movimento salafita ultraconservatore.

USA IN CONTATTO CON FORZE ARMATE. Da Washington intanto arriva la conferma che il Pentagono nell’ultima settimana è stato in contatto con le forze armate egiziane. Il segretario alla Difesa Chuck Hagel, ha fatto sapere il portavoce del Pentagono George Little, ha parlato due volte con il ministero della Difesa egiziano in settimana e ieri ha sentito direttamente il ministro e capo delle forze armate Abdel-Fattah el-Sissi. I funzionari americani, ha detto Little, sono stati molto chiari sul fatto che Washington rimane impegnata nel processo democratico in Egitto e spera che le tensioni possano essere risolte in maniera pacifica.

USA: STAFF AMBASCIATA NON ESSENZIALE VIA DA PAESE. Intanto, anche per timore di nuove violenze, il dipartimento di Stato Usa ordinerà ai diplomatici non essenziali e alle famiglie di tutto il personale dell’ambasciata Usa di lasciare l’Egitto dopo il colpo di Stato. Lo rende noto un funzionario del dipartimento rimasto anonimo.

39 VITTIME DA DOMENICA. Le tensioni nel Paese vanno vanti da settimane e la nuova ondata di proteste è iniziata domenica, in concomitanza con il primo anniversario della salita al potere di Morsi. In tutto le vittime dei disordini sono state 39, di cui 23 morte ieri sera e nella notte negli scontri tra sostenitori e oppositori di Morsi. La maggior parte si registrano in un singolo episodio fuori dall’università del Cairo di Giza.

L’ULTIMO DISCORSO DI MORSI. La notte scorsa Morsi aveva tentato l’ultimo appello alla nazione, con un discorso di 46 minuti trasmesso dalla televisione di Stato. Proteggerò la “legittimità costituzionale con la vita” e se l’esercito tenterà di destituirmi questa azione “si ritorcerà sui suoi perpetratori”. Così il presidente nel discorso televisivo di 46 minuti tenuto intorno alla mezzanotte. Ha sfidato l’ultimatum dell’esercito e accusato i lealisti di Hosni Mubarak di sfruttare le proteste per tentare di destituire il suo governo e attaccare la democrazia. “Non c’è sostituto alla legittimità”, ha detto alzando il pugno e colpendo il podio, aggiungendo che questa è “l’unica garanzia contro la violenza” e che non accetterà alcun diktat.

RIPERCUSSIONI ECONOMICHE. Le preoccupazioni per le tensioni politiche in corso nel Paese e per le possibili ripercussioni sulle forniture di greggio hanno fatto oltrepassare alle quotazioni del petrolio i cento dollari al barile, per la prima volta dal settembre 2012. Il Nymex è salito di 1,71 dollari a 101,32 dollari al barile, mentre il Brent è cresciuto di 1,45 dollari a 105,45 dollari al barile.

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