Doha (Qatar), 22 giu. (LaPresse/AP) – “C’è una discussione interna e molta rabbia, ma non abbiamo ancora deciso che azione prendere. Penso che questo indebolisca il processo di pace fin dall’inizio”. Così il portavoce dei talebani in Qatar Shaheen Suhail, intervistato via telefono da Associated Press, in riferimento alla richiesta del governo di Kabul di rimuovere dalla nuova sede del gruppo aperta a Doha l’insegna che lo identificava come ‘Ufficio politico dell’Emirato islamico dell’Afghanistan’. Lo striscione è stato sostituito con uno che recita ‘Ufficio politico dei talebani’. In una nota, anche il ministro degli Esteri del Qatar ha contestato la decisione dei talebani di utilizzare quel nome.
L’incidente ha innervosito molti nel movimento, spiega il portavoce, confermando tuttavia che nei colloqui verranno affrontate diverse tematiche, tra cui un possibile cessate il fuoco e il ruolo delle donne nella società. Intanto, James Dobbins, inviato speciale degli Stati Uniti per Afghanistan e Pakistan, è giunto a Doha dove il segretario di Stato John Kerry prende parte oggi all’incontro degli Amici della Siria. Un’indicazione del fatto che, nonostante le recenti tensioni, l’incontro con i rappresentanti del gruppo militante afghano potrebbe avvenire nei prossimi giorni.
“Tutti – ha aggiunto Suhail – devono salvare il processo, dare una possibilità. In un giorno non si può risolvere tutto. (La vicenda dell’insegna, ndr) è una cosa secondaria e non importante. Anch’io sono sorpreso per il fatto che possa far deragliare il processo”. E mentre il dibattito interno sulla questione continua, i talebani non hanno ancora deciso da chi sarà composto il team di negoziatori. Il gruppo militante ha già accettato di consegnare il sergente Usa Bowe Bergdahl, catturato nel 2009, in cambio di cinque talebani detenuti nel carcere di Guantanamo. Ma bisognerà vedere quali altri punti di intesa verranno raggiunti. Nell’intervista telefonica, Suhail ha anche affrontato il discorso del cessate il fuoco e dei diritti delle donne, spiegando che “tutto può essere parte dell’agenda e venire discusso”.
“Ci potrà essere un cessate il fuoco, ma prima dobbiamo parlare di come raggiungerlo. Come può essere fatto in un giorno? Può essere parte dell’agenda e discusso, così come le truppe straniere in Afghanistan dopo il 2014, allo stesso modo delle preoccupazioni generali della popolazione afghana e di quelle per le donne”. Il portavoce ha quindi messo in guardia contro le eccessive critiche. “Come possiamo raggiungere tutte queste cose – si chiede – se già dal primo giorno ci sono così tante critiche?”.
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