Roma, 18 giu. (LaPresse) – Il fotografo toscano Daniele Stefanini, arrestato domenica a Istanbul, in Turchia, mentre seguiva le proteste antigovernative, è stato rilasciato e oggi fa rientro in Italia. “Alle 14.20 sarò a Fiumicino”, ha annunciato in mattinata su Facebook, dove poi ha riportato una descrizione dell’arresto: “Non sono stato ferito ho preso si tante mazzate, ma i feriti seri sono altri purtroppo. A breve posterò le foto. Vertebre schiacciate, nasi rotti, occhi tumefatti”.
Poi un’altra “rettifica” rispetto alle notizie riportate nei giorni scorsi: “Non sono stato trovato in terra da chi sa chi e portato in qualche ospedale chi sa dove ma come tutti i ragazzi fermati sono stato trasportato via in pullman fino alla stazione di polizia dove un po’ per necessità un po’ perchè non volevo rifinire direttamente caldo caldo in un posto a me ignoto, ho recitato la parte del moribondo (tanto tale ero) e così mi ci hanno trasportato in macchina tre poliziotti”. Ma durante l’arresto la sua macchina fotografica è stata distrutta. “Ovviamente – aggiunge – la D700 è ormai un ricordo e un c’ho nemmeno una foto dell’ultimo giorno”.
Poi Stefanini ringrazia chi si è occupato di lui. “Se mi hanno liberato è tutto dovuto a queste splendide e umane persone: Mehmet Seyfeddin Pence(un ufficiale di polizia umano), Hukuk Burosu (avvocato), Sermin Akbulut (avvocato), Ugur Altinarik (avvocato), Zeynep Cankan Ergunay (avvocato). Ringrazio Martina Castigliani del Fatto che è stata la prima ad attivarsi dopo il mio SOS ‘chiama ambasciata’. Ringrazio i migliori colleghi di sempre per il sit-in davanti all’ambasciata Turca; quelli che neanche conosco e che sono stati in ansia per me; quelli che mi conosco e che mi hanno maledetto per la mia incurabile incoscienza. Ringrazio i compagni e le compagne di piazza Taksim, a loro va tutto il mio rispetto e la mia solidarietà. A chi come me, preso in stato di fermo, è ancora in questura a mangiare pane e marmellatine va il mio pensiero. Domani incontreranno il procuratore, ha pochissime prove, il capo di accusa è per tutti (circa 500 fermi in un giorno) uno, quello di resistenza a pubblico ufficiale e lancio di bottiglie, bastoni, pietre, biglie di vetro con la fionda, carote e bambole”.
“Poi mi devono spiegare – conclude – come non si fa a non resistere a un pubblico ufficiale che ti prende ti sbatte al muro, ti pesta, ti mette i gomiti in bocca, ti schiaffeggia ti umilia… per loro il termine resistenza ha un accezione negativa. E’ stato un vero e proprio rastrellamento”.
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