Strasburgo (Francia), 30 apr. (LaPresse/AP) – La Corte europea dei diritti dell’uomo ha accolto all’unanimità il ricorso presentato dall’ex primo ministro ucraino Yulia Tymoshenko, in merito alla sua detenzione, definendo quest’ultima illegittima per una serie di violazioni. In particolare, la Corte ha rilevato la violazione da parte delle autorità ucraine di vari commi dell’articolo 5 della Convenzione europea (diritto alla libertà e alla sicurezza, a un riesame della legittimità della detenzione e al risarcimento per detenzione illegale) e dell’articolo 18 (limitazione dell’uso di restrizioni ai diritti). Non è invece stata rilevata la violazione dell’articolo 3 (divieto di trattamenti inumani o degradanti) per i presunti maltrattamenti durante il trasferimento della Tymoshenko in ospedale il 20 aprile 2012.

La Corte ha stabilito che la detenzione della Tymoshenko dipende “da ragioni altre” da quelle permesse dalla legge. “Non si è trattato di un procedimento penale, c’è stato un altro obiettivo e tutti sanno che la persecuzione di Yulia ha avuto motivi politici”, ha detto Serhiy Vlasenko, avvocato dell’ex premier. La corte, ha poi aggiunto il legale, ha stabilito che “la persecuzione della signora Tymoshenko in Ucraina non ha nulla a che vedere con la legge, né con la democrazia, né con un normale procedimento criminale”. Al momento non è chiaro se la decisione della Corte europea sarà legalmente vincolante in Ucraina.

Dopo la lettura della sentenza, Nazar Kulchitsky, rappresentante del governo alla Corte europea dei diritti dell’uomo, ha detto all’agenzia Interfax da Kiev che l’esecutivo ha bisogno di tempo per studiare il caso, ma ha anche lasciato intendere che il governo potrebbe ricorrere in appello. Entrambe le parti hanno a disposizione tre mesi per farlo.

L’ex premier ucraina, 53 anni, leader del partito Batkivshchyna, è stata primo ministro tra dicembre 2007 e marzo 2010. Dopo la sconfitta elettorale, nel mese di aprile 2011 fu aperta un’inchiesta nei suoi confronti per interesse privato in un contratto relativo all’importazione di gas. Il 5 agosto fu arrestata e disposta la sua custodia cautelare nel carcere di Sizo, a Kiev. L’11 ottobre venne quindi condannata. Il 29 agosto dello scorso anno la sentenza di appello ha confermato i sette anni di detenzione, diventata così definitiva.

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