Belgrado (Serbia), 26 apr. (LaPresse/AP) – Il Parlamento serbo ha approvato a larga maggioranza l’accordo siglato la scorsa settimana a Bruxelles tra i primi ministri di Serbia e Kosovo per normalizzare le relazioni tra i due Paesi. Un importante passo avanti, che potrebbe porre fine ad anni di tensioni nell’area balcanica e mettere i due Stati sulla strada verso l’adesione all’Unione europea. L’intesa, che aveva l’appoggio del partito al governo e dell’opposizione di centrosinistra, è passata con 173 voti favorevoli e 24 contrari. L’unico a votare contro è stato il partito nazionalista filo russo. L’accordo prevede di dare autorità alla leadership di etnia albanese sui serbi del Kosovo, in cambio di un’ampia autonomia.

Oggi pomeriggio, intervenendo davanti ai parlamentari, il primo ministro serbo Ivica Dacic aveva chiesto ai deputati di supportare l’accordo, definendolo “il migliore che la Serbia potesse ottenere in questo momento”. Un rifiuto, ha aggiunto, trasformerebbe il Paese nella “Nord Corea d’Europa”. Belgrado ha respinto la dichiarazione di indipendenza del Kosovo nel 2008, riconosciuta invece da oltre novanta Paesi, tra cui Usa e 22 dei 27 membri dell’Ue. Ma, se vuole puntare a entrare nell’Unione europea, Belgrado deve migliorare i suoi legami con l’ex provincia.

Durante il dibattito, diverse centinaia di nazionalisti si sono riuniti fuori dal Parlamento. E l’opposizione all’intesa è stata forte anche tra i banchi parlamentari. “L’accordo – ha detto Slobodan Samardzic, deputato del Partito democratico della Serbia, di stampo nazionalista – implica che la nostra gente debba rinunciare al suo Stato”. Tuttavia, Dacic ha insistito sul fatto che “l’accordo non significa il riconoscimento dell’indipendenza del Kosovo”.

Soddisfatto dell’atteggiamento che stanno tenendo le autorità serbe il commissario all’allargamento dell’Unione Europea Stefan Fule, oggi in visita a Belgrado. “L’accordo con Pristina – ha affermato – ha mandato un forte messaggio in tutta Europa a proposito dell’atteggiamento europeo della Serbia”. Belgrado, ha aggiunto, “è andata oltre i conflitti del passato e più vicina a un futuro in Europa”. Riferendosi poi alla possibilità discussa dai leader serbi di un referendum, il commissario ha proseguito: “Qualunque modalità venga scelta, non dovrebbe allungare il processo, ma alla fine assicurare che l’applicazione sia sostenibile”. Secondo Fule una “effettiva implementazione” sarà essenziale per gli Stati membri dell’Unione quando decideranno a giugno se aprire i colloqui con Belgrado per l’adesione.

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