Belgrado (Serbia), 10 apr. (LaPresse/AP) – In Serbia è giorno di lutto nazionale, dopo il massacro compiuto ieri da un uomo che ha ucciso 13 persone a Velika Ivanca, villaggio vicino a Belgrado. La polizia nel frattempo sta indagando per capire quali siano stati i motivi che hanno spinto il killer, veterano 60enne dell’esercito, a vagare all’alba casa per casa uccidendo gli abitanti, fra cui sua madre, suo figlio e il cuginetto di due anni. L’uomo ha poi rivolto l’arma verso la moglie e verso se stesso. La coppia è ora in ospedale a Belgrado, in condizioni critiche. Il sospetto, Ljubisa Bogdanovic, non ha precedenti penali né una storia di disturbi mentali alle spalle. Combattè nella guerra dei Balcani negli Novanta e l’anno scorso perse il lavoro in una fabbrica di lavorazione del legno.

Il capo della polizia serba, Milorad Veljovic, ha detto di sperare che la moglie dell’uomo possa fornire qualche indizio circa il movente della strage. La donna, Davorka Bogdanovic, ha riportato gravi ferite al collo e alla testa, ma è comunque in grado di comunicare con il personale ospedaliero. Stando ai media serbi, la Bogdanovic avrebbe detto ai medici che “non c’era alcun indizio che lasciasse pensare che avrebbe fatto questo”. “Ha un brutto carattere, ma non avrei mai immaginato una cosa del genere”, ha aggiunto la donna. Intervistato da Associated Press, il fratello maggiore del sospetto, Radmilo, ha invece fatto sapere che l’uomo tornò cambiato dalla guerra, dopo avere vissuto l’offensiva serba a Vukovar del 1992. “Quel conflitto – ha dichiarato – gli ha messo un grande peso addosso. Spesso mi diceva: Dio vieta di vivere in mezzo a quello che ho passato. Deve essere scattato qualcosa nella sua testa perché facesse una cosa simile”.

La strage, ha commentato ieri il premier serbo Ivica Dacic, rende evidente che il governo deve prestare maggior attenzione al controllo delle armi da fuoco e ai problemi sociali, mentre il Paese ancora si riprende dalle guerre degli anni Novanta. L’ultima grave sparatoria in Serbia risaliva al 2007, quando un 39enne uccise nove persone e ne ferì altre due in un villaggio dell’est.

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