Washington (Usa), 21 gen. (LaPresse/AP) – Un messaggio di unità e speranza. È quello che, nei 18 minuti di discorso davanti centinaia di migliaia di persone radunate al Campidoglio, a Washington, il presidente degli Usa Barack Obama ha provato a lanciare, dando il via al suo secondo mandato alla Casa Bianca. Un intervento fortemente atteso, che si è concentrato sui temi dell’uguaglianza, della ripresa economica e del futuro, e durante il quale il presidente ha chiesto all’America di “cogliere il momento” e ha affermato con forza: “Il nostro viaggio non è completo”.
SICUREZZA NON RICHIEDE GUERRA PERPETUA. Con le mani appoggiate sulle Bibbie appartenute ad Abraham Lincoln e Martin Luther King, Obama ha pronunciato la formula di rito, come prima di lui aveva fatto il suo vice Joe Biden. I due sono stati introdotti dal senatore democratico Charles Schumer. Quindi, dopo il giuramento in cui il presidente ha tradito una certa emozione, incespicandosi sulla formula, è iniziato il discorso. Tra i primi punti affrontati, la guerra e il sostegno alla democrazia. “Noi crediamo che la sicurezza e la pace non richiedano una guerra perpetua”, ha detto Obama spiegando che gli Usa appoggeranno la democrazia in tutto il mondo, agendo “a nome di coloro che anelano alla libertà”. Gli Stati Uniti, ha poi aggiunto, porteranno “avanti il sostegno alla democrazia” e dovranno “essere fonte speranza per i più poveri e gli ammalati, per gli emarginati e le vittime dei pregiudizi”.
GARANTIRE UGUAGLIANZA E SICUREZZA BAMBINI. Tra le parole più forti pronunciate da Obama, quelle dedicate al tema dell’ugaglianza. “Noi tutti – ha detto – siamo creati uguali” e “il nostro viaggio non sarà finito finché i nostri fratelli gay non avranno gli stessi diritti delle altre persone”, così come “non sarà finito finché i cittadini saranno obbligati ad aspettare ore per esercitare il diritto di voto”, finché “non troveremo un miglior modo per accogliere gli immigrati che ancora vedono l’America come una terra di opportunità”. E poi il riferimento, anche se non esplicito, alla necessità di limitare la violenza delle armi e garantire la sicurezza della popolazione, soprattutto quella più debole. “Il nostro viaggio – ha proseguito Obama – non sarà completo fino a quando i nostri bambini, dalle strade di Detroit fino alle tranquille strade di Newtown, non sapranno che sono accuditi, amati e sempre al sicuro dal dolore”.
ANDIAMO VERSO RIPRESA, SERVIRANNO SACRIFICI. Obama non ha ovviamente tralasciato la questione economica che nell’ultimo anno, e in particolar modo negli ultimi due mesi, ha tenuto sulle spine l’intero Paese. “Un decennio di guerra sta finendo. E ora è iniziata la ripresa economica. Le possibilità dell’America sono senza limiti”, ha detto il presidente che poi ha aggiunto: “Noi americani siamo fatti per questo momento, e lo coglieremo se lo faremo insieme”. Noi, aveva anche detto in un passaggio precedente, “crediamo che la prosperità dell’America debba fondarsi sulle spalle di una forte classe media”. Il presidente ha tuttavia ammesso che non sarà semplice. Sappiamo, ha affermato, che “dobbiamo fare scelte difficili per abbassare il costo del sistema sanitario e ridurre il nostro deficit”. Ogni cittadino, ha però aggiunto, “merita una sicurezza di base e la dignità. E rifiutiamo l’idea che si debba scegliere tra curare la generazione che ha costruito il Paese e investire nella generazione che costruirà il futuro”.
ATTENZIONE A CAMBIAMENTO CLIMA. Il presidente ha quindi affrontato un tema a lui molto caro, ma su cui nei primi quattro anni alla Casa Bianca non è riuscito a incidere a livello globale come sperava, ossia il clima. “Noi americani – ha affermato – abbiamo degli obblighi non solo per noi stessi, ma anche per i posteri. E risponderemo della minaccia del cambiamento climatico, sapendo che questo minaccerà le generazioni future”. Benché qualcuno possa negare “il giudizio schiacciante della scienza”, ha aggiunto il presidente, nessuno può sfuggire a condizioni climatiche estreme come incendi, siccità e tempeste. Nel corso del suo primo mandato, Obama non è riuscito a strappare un accordo sul clima al Congresso, ma ha ribadito che l’America “deve guidare” la transizione verso un’energia sostenibile e “non può cedere ad altre nazioni la tecnologia che alimenterà nuovi posti di lavoro e nuove industrie”.
LE BIBBIE DI LINCOLN E MARTIN LUTHER KING. Tra le particolarità del giuramento, le Bibbie su cui Obama ha poggiato la mano pronunciando la formula. Una appartenuta ad Abraham Lincoln, l’altra a Martin Luther King. Due personalità chiave per Obama. “Avere l’opportunità di giurare sulle Bibbie di questi due uomini che ammiro così profondamente è perfetto perché le loro azioni, i movimenti che questi rappresentano sono la sola ragione che ha reso possibile questa Inauguration”, aveva spiegato il capo della Casa Bianca in un video pubblicato su YouTube. Dal Campidoglio, Obama ha parlato inoltre proprio di fronte al Lincoln Memorial, tributo alla figura con cui il presidente democratico si identifica di più e cornice proprio dello storico discorso ‘I have a dream’ di Martin Luther King.
PRESENTI CLINTON E CARTER, PARATA DI STAR. Alla cerimonia, hanno preso parte anche gli ex presidenti democratici Jimmy Carter e Bill Clinton, accompagnati dalle rispettive mogli Rosalynn e Hillary, segretario di Stato che lascia l’incarico a John Kerry. Assenti invece gli ex capi di Stato repubblicani George W. Bush e il padre. Grande anche la partecipazione delle star della musica e dello spettacolo. Presenti Beyoncé e il rapper Jay-Z hanno, che hanno scambiato qualche parola con il reverendo Al Sharpton, attivista e politico molto in vista negli Usa. Così come l’attrice Eva Longoria, in prima fila per il sostegno a Obama. Tra le altre celebrità, la cantante pop Katy Perry e il compagno musicista John Mayer, così come Kelly Clarkson e il cantautore James Taylor, che si sono esibiti nel corso della cerimonia. Presente pure Bill Russell, ex stella Nba dei Boston Celtics anni ’60, atleta di colore fra i più importanti negli Usa, per il suo ruolo nel favorire l’integrazione razziale nello sport.
OBAMA FIRMA INCARICO A NUOVI MINISTRI. Pochi minuti dopo il discorso, Obama ha firmato i documenti che ufficializzano gli incarichi dei massimi funzionari dell’amministrazione. Il presidente ha così potuto presentare in Senato le nomine di John Brennan a capo della Cia, dell’ex senatore Chuck Hagel a segretario alla Difesa, del senatore John Kerry a segretario di Stato e di Jack Lew a segretario del Tesoro. Nella stessa cerimonia, Obama ha anche firmato una proclamazione che commemora il suo insediamento, dal titolo ‘National day of hope and resolve, 2013’ (Giornata nazionale della speranza e della risolutezza, 2013). “Proclamo la pace in Terra e agli uomini di buona volontà”, ha detto il presidente mentre apponeva la sua firma sul documento.
BRINDISI CON LEADER CONGRESSO. La giornata di Obama è proseguita quindi con il pranzo e il brindisi con i leader del Congresso e circa duecento ospiti presso la Statuary Hall del Campidoglio. Nuova occasione in cui il presidente ha potuto esprimere la sua volontà di lavorare e collaborare anche con gli avversari politici. Nel suo intervento il presidente si è detto fiducioso che sia “possibile agire” insieme nonostante le profonde differenze tra le parti, per fare la differenza per i figli del Paese e per “i figli dei nostri figli”. Obama ha quindi riconosciuto che la democrazia non sempre è semplice, ma ha ammesso che tutti i presenti, nonostante le differenze, stanno lavorando per rendere l’America migliore. Quindi, le immancabili parole di amore per la moglie Michelle. Dopo averla ringraziata, Obama ha affermato: “Ci possono essere dubbi sulle mie qualità di presidente, ma non ci sono dubbi su quelle della first lady”.
I FESTEGGIAMENTI. Le celebrazioni andranno ancora avanti. Nel pomeriggio si è tenuta la classica parata dal Campidoglio alla Casa Bianca, quindi in serata si terranno due balli ufficiali dell’Inauguration, a uno dei quali parteciperà secondo le indiscrezioni anche Lady Gaga. Oltre cinquanta invece le feste non ufficiali, che vanno dai fundraiser, ai party ai balli veri e propri. Gli eventi attrarranno in tutto fra le 500mila e le 700mila persone, molto meno degli 1,8 milioni di persone che festeggiarono la prima elezione di Obama nel 2008.
IL GIURAMENTO PRIVATO DI IERI. Ieri Obama e Biden avevano giurato in cerimonie private. Biden nella sua residenza ufficiale, il National Observatory. Obama invece alla Casa Bianca, davanti a Michelle, alle figlie e al capo della Corte suprema John Roberts. “Ce l’ho fatta”, ha detto a Sasha, la figlia più piccola, poco dopo aver pronunciato la formula di rito. Il riferimento e al piccolo intoppo di quattro anni fa, quando lo stesso giudice aveva fatto un errore provando a ricordare il giuramento a memoria e aveva poi dovuto ripeterlo con Obama.
SFIDE AFFRONTATE E QUESTIONI APERTE. Alla chiusura dei primi quattro anni di presidenza Obama si lascia alle spalle diverse questioni affrontate: la fine della guerra in Iraq, la predisposizione del percorso per il ritiro delle truppe dall’Afghanistan e la sfida della crisi economica. Inoltre ha ottenuto l’approvazione della contestata riforma sanitaria. Molte le vicende aperte delle quali invece dovrà occuparsi nel suo secondo mandato. Sul tavolo, per esempio, la questione dell’innalzamento del tetto del debito, per la quale si prevede una lotta con i repubblicani al Congresso, la gestione della crisi in Siria e delle tensioni in Medioriente e la questione del programma nucleare iraniano. Ma anche la questione della regolamentazione sulle armi, tornata al centro del dibattito politico dopo la strage di Newtown. Propio ieri si è verificata una nuova sparatoria: un 15enne ha sterminato la sua famiglia ad Albuquerque, in New Mexico. Cinque le vittime: madre, padre, il fratello e le due sorelle.
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