Islamabad (Pakistan), 17 gen. (LaPresse/AP) – L’Agenzia anti-corruzione del Pakistan si è rifiutata di eseguire l’ordine di arresto emesso martedì dalla Corte suprema nei confronti del primo ministro Raja Pervaiz Ashraf, sostenendo che non ci siano prove sufficienti. Fasih Bokhari, capo del Bureau, sostiene che l’inchiesta nei confronti del premier presenti dei difetti e che sia necessario più tempo per determinare se Ashraf debba effettivamente essere arrestato. Gli investigatori, ha spiegato, “non sono stati in grado di produrre prove incriminanti, ma si sono basati su dichiarazioni verbali che non sono garantite in tribunale”.
Secondo la Corte, il primo ministro avrebbe incassato tangenti quando era alla guida del ministero per le Risorse idriche ed energetiche. Ma Ashraf respinge ogni accusa. Uno dei giudici, Sheikh Azmat Saeed, ha però puntato il dito contro Bokhari, sostenendo che stia agendo più come avvocato difensore che come procuratore del governo. Anche il giudice capo, Iftikhar Chaudhry, ha criticato la richiesta di ulteriore tempo da parte dell’agenzia anti-corruzione, visto che il caso è pendente da circa un anno, e ha quindi ordinato a Bokhari di riportare i fascicoli ai giudici più tardi in giornata, in modo che possano determinare se ci siano o meno prove incriminanti. “Esistono alcune persone che si considerano al di sopra della legge ma – ha dichiarato il giudice capo – vorrei mettere in chiaro che nessuno lo è”.
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