L’Aia (Olanda), 9 ott. (LaPresse/AP) – Il governo libico ha ribadito di voler processare Saif al-Islam, figlio di Muammar Gheddafi accusato di crimini contro umanità dalla Corte penale internazionale (Cpi). L’avvocato libico Ahmed al-Jehani ha parlato in apertura di un’udienza di due giorni alla Cpi, mirata a decidere dove tenere il processo. Secondo al-Jehani, permettere al sistema giudiziario libico di gestire i casi di funzionari dell’ex regime sarà “un’opportunità unica per la riconciliazione nazionale”.
Gli avvocati della difesa nominati dalla Cpi hanno fatto sapere in documenti consegnati al tribunale che il figlio dell’ex raìs vuole essere processato all’Aia piuttosto che in Libia. “Non ho paura di morire, ma se sarò giustiziato dopo un simile processo dovreste definirlo un omicidio”, ha affermato Saif al-Islam, secondo quanto si legge nei documenti del tribunale.
La Corte dell’Aia potrebbe emettere una sentenza di condanna a una pena massima dell’ergastolo, mentre il sistema giudiziario libico prevede la pena di morte. Sara Criscitelli, della procura della Cpi, si è detta “fiduciosa che la Libia sia interessata a indagare su questi reati e processare questo trasgressore”. I giudici della Corte non sono tuttavia tenuti a seguire le raccomandazioni della procura e in ogni caso la decisione arriverà tra alcune settimane o persino mesi.
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