Beirut (Libano), 3 ago. (LaPresse/AP) – Colpi di mortaio sono caduti ieri sera sul quartiere di Yarmouk a Damasco, zona che fa da campo rifugiati per i palestinesi, causando la morte di 21 persone. Lo rendono noto gli attivisti dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, che hanno anche detto di non sapere chi abbia sparato: “Non sappiamo da dove i colpi di mortaio arrivino, se dal regime siriano o meno”, ha detto Rami Abdul Rahman, direttore dell’Osservatorio. Ha aggiunto che si potrebbe anche trattare di colpi sparati nei combattimenti nel vicino quartiere di Tadamon. Sempre ieri è stato bombardato anche il quartiere di Tadamon, che sorge vicino a Yarmouk. I rifugiati palestinesi in Siria hanno tentato di restare fuori dalla ribellione che dura ormai da 17 mesi, ma il loro campo si trova in una zona nota per essere vicina ai ribelli. Nelle strette strade di Yarmouk vivono quasi 150mila rifugiati. L’agenzia di Stato Sana ha accusato “terroristi mercenari” dell’attacco al campo, dicendo che le forze di sicurezza li avrebbero poi cacciati dalla zona. L’espressione è usata dal governo e dai media per riferirsi ai combattenti delle forze dell’opposizione al presidente Bashar Assad.
Intanto, mentre oggi l’Assemblea generale Onu voterà sulla risoluzione non vincolante sulla Siria promossa dai Paesi arabi, ieri si è riunito il Consiglio di sicurezza. Che, ancora una volta, ha dimostrato di essere in stallo a causa delle divergenze tra le posizioni dei Paesi, in particolare di Russia e Cina che con il potere di veto hanno sinora bloccato tre risoluzioni. Il segretario generale Onu, Ban Ki-moon, ha chiesto moderazione da entrambe le parti, dicendo: “Sia il governo, sia le forze di opposizione, continuano a dimostrare la loro determinazione ad affidarsi a una sempre maggiore violenza”.
L’ambasciatore francese Geraud Araud, attuale presidente del Consiglio di sicurezza, ha lanciato strali contro Russia e Cina per aver bloccato il Consiglio di sicurezza: “Siamo stati colpiti da tre veti in sequenza”, ha detto ai giornalisti. “Il rischio – ha proseguito – è che alcuni Paesi derivino la conclusione che non ci sia modo, che il Consiglio sia impotente sulla Siria”. L’ambasciatore ha detto di aver convocato un incontro di alto livello ad agosto con i ministri degli Esteri a New York, per discutere temi umanitari. Ha anche elogiato il lavoro della Mezzaluna rossa siriana, la sola agenzia autorizzata a operare in Siria, sostenendo però che questa non possa fare tutto il necessario e chiedendo quindi a Damasco di permettere ad altre organizzazioni di entrare nel Paese.
“Ora l’obiettivo è Aleppo, dove c’è stato considerevole aumento di mezzi militari e dove abbiamo ragione di credere che stia per iniziare la battaglia principale”. Lo ha dichiarato ieri sera ai giornalisti il capo delle operazioni di peacekeeping delle Nazioni Unite, Hervé Ladsous, dopo la riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu. “Anche a Damasco, dove sono stato pochi giorni fa, si potevano sentire esplosioni in modo regolare e interminabile”, ha detto ancora.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata