Gerusalemme, 20 lug. (LaPresse/AP) – A due giorni dalla strage di Burga, in Bulgaria, in cui hanno perso la vita cinque turisti israeliani e l’autista bulgaro del pullman su cui viaggiavano, continuano le indagini su chi abbia organizzato e condotto l’azione. Inizialmente si era parlato di un ex detenuto di Guantanamo, lo svedese Mehdi Ghezali, ipotesi però presto smentita dalle autorità. Le indagini intanto continuano a concentrarsi sul video che riprende un giovane con i capelli lunghi fare avanti e indietro all’aeroporto di Burgas, e sulle testimonianze delle persone che possono aver visto o carpito qualcosa.

Secondo quanto riferisce il procuratore Kalina Chapkanova, prima dell’attacco l’uomo avrebbe aveva provato ad affittare un’auto nella vicina città di Pomorie, ma il proprietario del salone si era rifiutato di consegnargli il veicolo perché la sua patente sembrava sospetta. Afrodita Petrova, gestore della società che affittava le auto ha riferito alla televisione nazionale bulgara che l’uomo parlava inglese con un accento “arabo” e aveva “i capelli corti” quando si recò nel suo ufficio. Eppure lo identifica con la stessa persona ripresa dalle telecamere di sicurezza, il che potrebbe indicare che abbia indossato una parrucca.

Se da parte israeliana le accuse sono andate dirette contro l’Iran ed Hezbollah, il governo bulgaro non vuole per ora sbilanciarsi. “Le indagini sul tragico incidente stanno proseguendo, e fino a che non saranno completate non possiamo puntare il dito contro nessuno”, ha detto il ministro degli Esteri Nikolai Mladenov. “Ciò che stiamo provando a fare ora è identificare l’attentatore suicida e dove fosse prima dell’esplosione”, ha invece commentato il ministro dell’Interno Tsvetan Tsvetanov. Secondo quanto riferisce il ministro, le indagini per ora hanno escluso che l’attentatore fosse un cittadino bulgaro. Lo stesso Tsvetanov ha rivelato in serata che per l’attentato sono stati utilizzati 3 chilogrammi di tritolo.

Molto più dura la posizione del governo di Tel Aviv. “Dietro l’attacco – ha ribadito oggi il ministro della Difesa israealiano, Ehud Barak – c’è Hezbollah”. La strage di Burga, ha aggiunto, “è parte di una serie di attacchi, e sappiamo che dietro ad essi c’è l’Iran. Ciò che ancora non sappiamo è chi sia l’attentatore”. Una posizione che sembra in qualche modo condivisa dagli Stati Uniti, visto che oggi il Pentagono ha fatto sapere di vedere dietro all’attentato le caratteristiche di un’azione tipica di Hezbollah. “L’attacco – ha detto l’addetto stampa del Pentagono, George Little – ha alcuni dei tratti tipici di quelli condotti da Hezbollah, ma non siamo nella posizione per prendere alcuna posizione definitiva”.

Intanto oggi si sono tenuti i funerali delle cinque vittime israeliane, le cui salme sono state rimpatriate. L’ultimo a essere sepolto, nella città di Acre, nel nord di Israele, è stato il 24enne Elior Price, morto assieme all’amico Maor Harush, 26 anni, sepolto poco prima. Un terzo amico rimane ancora ricoverato in condizioni serie. In precedenza, a Petah Tikva, nel centro del Paese, erano stati sepolti il 28enne Itzik Kolengi e il 27enne Amir Menashe. Mentre a Rishon Lezion ha trovato riposo la salma di Cochava Shriki, 42 anni, incinta al momento della strage.

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