Beirut (Libano), 18 lug. (LaPresse/AP) – Il ministro della Difesa siriano, generale Dawoud Rajiha, e il suo vice Assef Shawkat, cognato del presidente Bashar Assad, sono morti nell’attacco contro la sede della Sicurezza nazionale a Damasco. Il ministro dell’interno Mohammed al-Shaar è invece rimasto ferito. La notizia dell’attacco durante un incontro tra i ministri e alti vertici della sicurezza è stata data dai media di Stato del Paese, che hanno poi aggiornato il bilancio delle vittime. Altri funzionari, i cui nomi non sono stati rivelati, sono stati portati all’ospedale al-Shami, circondato da soldati della Guardia repubblicana, ha riferito l’attivista Omar al-Dimashki.

Alcune ore dopo, il comandante dei ribelli Riad al-Asaad in una telefonata dalla Turchia ha rivendicato la responsabilità dell’attentato e ha smentito che si sia trattato di un attacco kamikaze come inizialmente comunicato dai media filogovernativi. Dal quartier generale in Turchia, il comandante ha spiegato che i suoi combattenti hanno piazzato una bomba in una stanza in cui i ministri e vertici della sicurezza siriana si sarebbero incontrati, facendola poi detonare. Al-Asaad ha annunciato che questo attacco segna “l’inizio della fine del regime”. L’edificio della Sicurezza nazionale si trova nel centro della città a meno di 500 metri dall’ambasciata americana.

Dawoud Rajha, 65 anni, aveva assunto l’incarico di ministro della Difesa lo scorso anno (nella fotografia, in prima fila a destra di fianco ad Assad). Si tratta del più alto funzionario del governo ucciso durante le rivolte contro il regime di Assad. Ex generale dell’esercito, era anche l’ufficiale cristiano con la più alta carica in Siria. I cristiani sono una minoranza nel Paese, dove rappresentano circa il 10% della popolazione, e sono in maggioranza schierati con il regime. Assef Shawkat, suo vice, era invece tra le figure più temute della cerchia di Assad ed era sposato con la sua sorella maggiore, Bushra.

A Damasco, nel frattempo, continuano per il quarto giorno consecutivo le violenze. Secondo attivisti e abitanti si tratta dei peggiori scontri dall’inizio delle rivolte contro il regime di Assad un anno fa. L’Osservatorio siriano per i diritti umani ha denunciato che gli elicotteri dell’esercito del presidente Bashar Assad continuano a sparare sulla città. Questa sera i membri del Consiglio di sicurezza Onu voteranno su una risoluzione nei confronti della Siria, su cui restano tuttavia divergenze.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata