Il Cairo (Egitto), 3 giu. (LaPresse/AP) – Almeno 60 persone sono rimaste ferite durante le proteste scoppiate in Egitto a seguito della conclusione del processo Mubarak. Cortei si sono tenuti a piazza Tahrir al Cairo, dove si sono raccolte circa 10mila persone, ma anche ad Alessandria e a Suez. I dimostranti protestano contro l’assoluzione di sei generali, i più alti rappresentanti della polizia e della sicurezza, dalle accuse di essere responsabili dell’uccisione dei manifestanti nella rivolta dell’anno scorso che ha portato all’allontanamento dal potere di Hosni Mubarak. Molti, inoltre, contestano il fatto che all’ex rais sia stato inflitto l’ergastolo e non la pena di morte come era stato richiesto. “Una farsa, questo processo è una farsa”, gridava la folla. “Il popolo vuole l’esecuzione degli assassini”, scandivano ancora i manifestanti.

LE PROTESTE ARRIVANO A POCHI GIORNI DAL VOTO. Attaccate e danneggiate le sedi centrali della campagna elettorale di Ahmed Shafiq nelle città di Fayyoum e Hurghada. Shafiq è stato l’ultimo premier sotto la presidenza di Mubarak e ora è candidato alle presidenziali: ha passato il primo round elettorale il 23 e 24 maggio e affronterà al ballottaggio Mohammed Morsi i prossimi 16 e 17 giugno. Morsi, il candidato dei Fratelli musulmani, dopo l’esito del processo ha promesso che se sarà eletto farà riprocessare Mubarak, per il quale era stata chiesta la pena di morte, e anche gli altri ex membri del regime che sono stati assolti. “L’Egitto e i suoi figli rivoluzionari continueranno la loro rivoluzione, la rivoluzione non si fermerà”, ha affermato in conferenza stampa.

PROCESSO MUBARAK, CONDANNE E ASSOLUZIONI. Mubarak è stato condannato all’ergastolo per complicità in omicidio e tentato omicidio dei manifestanti durante la rivolta dello scorso anno ed è stato invece prosciolto per prescrizione dall’accusa di corruzione. Nel processo a suo carico erano imputati anche i figli dell’ex presidente, l’ex ministro dell’Interno Habib El-Adly, l’ex ufficiale dei servizi segreti e dell’esercito Hussein Salem e altri sei altri collaboratori di Mubarak a capo di polizia e sicurezza. Tutti erano accusati di essere coinvolti nell’uccisione di oltre 800 manifestanti durante la rivolta che ha portato alla caduta di Mubarak. A protestare, infatti, ci sono molti parenti delle vittime, che chiedono giustizia.

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