Il Cairo (Egitto), 24 mag. (LaPresse/AP) – Cinquanta milioni di egiziani votano oggi nel secondo giorno delle elezioni con cui scegliere il nuovo presidente del Paese, per la prima volta alle urne dalla caduta di Hosni Mubarak. I seggi si sono aperti alle otto e si chiuderanno alle 18. Secondo le previsioni non si arriverà a un vincitore in questo turno di voto, ma ne sarà necessario un secondo, previsto per il 16 e 17 giugno. Pochi giorni dopo, il 21, si saprà il nome del nuovo capo di Stato, che sarà nominato a guidare il Paese per quattro anni chiudendo definitivamente decenni di regime autoritario. La sfida è tra fazioni diverse, ma anche tra anime diverse. Tra i candidati ci sono infatti ex membri del regime di Mubarak, islamisti e liberali. Resta, tuttavia, la preoccupazione che i militari, che hanno promesso di cedere il potere entro il primo luglio, tentino con forza di mantenere la propria influenza politica.

Per la gran parte del suo regime durato 29 anni Mubarak, così come i suoi predecessori, non ha mai permesso di mettere in dubbio il suo potere. Brogli e frodi hanno costantemente attribuito al suo partito la vittoria nelle elezioni parlamentari. Anche quando nel 2005 permise a oppositori di sfidarlo nelle elezioni, alla fine il suo rivale liberale fu sconfitto e incarcerato. I generali che hanno preso il potere dopo la rivoluzione che lo ha destituito, e in cui sono state uccise 900 persone, hanno promesso di cedere il potere entro il primo luglio, mettendo fine al turbolento periodo di transizione caratterizzato da scontri mortali nelle strade, economia in difficoltà, aumento dei crimini e degli abusi dei diritti umani.

Tredici candidati si sfidano per la presidenza, di cui quattro ex appartenenti al regime di Mubarak o suoi tradizionali oppositori, i Fratelli musulmani. Una vittoria degli islamisti significherebbe un aumento del peso della religione nel governo. I Fratelli, che già dominano il Parlamento, sostengono che non seguiranno l’esempio dell’Arabia saudita, non costringeranno le donne a indossare il velo né applicheranno le punizioni della legge islamica, come le amputazioni. Dicono invece di voler applicare una versione più moderata di questa legge, che tuttavia secondo i liberali limiterà gravemente molti diritti. I due principali sfidanti islamisti sono Mohammed Morsi, dei Fratelli musulmani, e Abdel-Moneim Abolfotoh, moderato che ha ottenuto anche il sostegno di parte di liberali, cristiani e persone di sinistra. I due candidati laici, l’ex premier Ahmed Shafiq e l’ex ministro agli Esteri Amr Moussa, sono entrambi veterani del regime Mubarak e i loro oppositori temono che faranno poco per cambiare quello che fu il suo sistema autocratico. Il nome più vicino a essere un ‘candidato rivoluzionario’ è il 40enne avvocato e attivista per i diritti umani Khaled Ali, che non è però ritenuto un possibile vincitore di queste elezioni.

Il voto arriva a meno di due settimane dalla sentenza nei confronti di Hosni Mubarak, ora 84enne, a processo per l’accusa di complicità negli omicidi dei dimostranti durante le rivolte contro il suo regime. È accusato anche di corruzione, così come lo sono i due figli Gamal e Alaa. Chiunque vincerà le elezioni in Egitto dovrà affrontare un numero enorme di sfide, dall’economia alla sicurezza ai problemi sociali. “Dio aiuti il nuovo presidente: avrà gli occhi di 82 milioni di egiziani puntati su di sé”, ha detto Zaki Mohammed, insegnante quarantenne in attesa di votare.

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