L’Aia (Olanda), 16 mag. (LaPresse/AP) – E’ entrato nell’aula di tribunale applaudendo e mostrando il pollice in su ai sostenitori. L’ex generale serbo bosniaco Ratko Mladic è a processo, iniziato oggi al tribunale penale internazionale dell’Aia per la ex Jugoslavia, con l’accusa di crimini di guerra e contro l’umanità nel conflitto di Bosnia del 1992-1995. Mladic deve rispondere di 11 capi d’accusa per genocidio, crimini di guerra e contro l’umanità, a causa delle atrocità commesse dai suoi soldati. In aula per assistere all’udienza ci sono anche parenti delle vittime del massacro di Srebrenica del 1995. Tra loro, Munira Subasic, che ha perso 22 familiari nella strage. Parlando con Associated Press, la 65enne ha detto di voler guardare Mladic negli occhi “e chiedergli se si pente per quello che ha fatto”.

Tutti gli attacchi orchestrati dall’ex generale facevano parte di “un piano generale” destinato a ripulire etnicamente alcune zone della Bosnia dai non serbi, ha dichiarato il procuratore Dermot Groome. Le prove dell’accusa, ha aggiunto, dimostreranno “senza alcun dubbio la presenza della mano del signor Mladic in ognuno di questi crimini”.

Nel frattempo il giudice Alphons Orie, che presiede, ha annunciato che la presentazione delle prove, prevista per il 29 maggio, potrebbe essere posticipata. La decisione deriva da alcuni “errori” commessi dai procuratori nel consegnare le prove alla difesa dell’ex generale serbo bosniaco. Il procuratore Groome ha riferito che non si opporrà a “un rinvio ragionevole”.

Groome ha aperto le dichiarazioni dell’accusa concentrandosi sulla storia di un ragazzino di 14 anni i cui padre e zio furono uccisi assieme ad altri 150 uomini dalle forze serbo bosniache nel novembre 1992. Ha spiegato che i soldati di Mladic continuarono a commettere questi omicidi fino al 1995, quando le violenze raggiunsero il loro picco nel massacro di Srebrenica, in cui persero la vita almeno 8mila uomini bosniaci di fede musulmana. “Quando Mladic e le sue truppe uccisero migliaia di persone a Srebrenica – ha spiegato in aula il procuratore – erano già abituati e ben preparati a commettere omicidi”. Groome ha poi mostrato alla giuria alcune immagini del mercato di Markale, nel centro della capitale bosniaca Sarajevo, subito dopo il noto bombardamento del 1994 in cui morirono decine di civili.

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