New York (New York, Usa), 14 mag. (LaPresse) – “La Nato non ha ammesso decine di vittime civili causate da raid aerei durante la campagna in Libia nel 2011 e non ha indagato su possibili attacchi illegali”. Lo afferma Human Rights Watch (Hrw) in un rapporto pubblicato oggi, che esamina in particolare otto attacchi dell’Alleanza che hanno provocato la morte di 72 civili, tra cui 20 donne e 24 bambini. Il rapporto, spiega il gruppo in un comunicato, si basa su indagini condotte sul campo durante e dopo il conflitto e su interviste con testimoni e residenti locali. “La Nato ha adottato misure importanti per minimizzare il numero delle vittime civili durante la campagna in Libia, ma servono informazioni e chiarimenti per spiegare perché siano stati uccisi 72 civili”, ha detto Fred Abrahams, consigliere speciale di Hrw e principale autore del rapporto. La Nato ha risposto affermando che durante la campagna “gli obiettivi colpiti erano legittimi obiettivi militari”, ma a proposito della morte di civili per i suoi attacchi ha aggiunto che “in una campagna militare complessa questo rischio non può mai essere pari a zero”.
“Sono ammessi – ha aggiunto Abrahams – soltanto attacchi a obiettivi militari e in alcuni casi ci sono gravi dubbi su cosa esattamente le forze dell’Alleanza stessero colpendo”. L’organizzazione per i diritti umani ha ammesso che “il numero delle vittime civili nei raid della Nato in Libia era basso, considerando la portata e la durata della campagna”, ma ha notato che “l’assenza di un chiaro obiettivo militare nei sette degli otto casi analizzati da Hrw fa nascere dubbi su possibili violazioni del diritto di guerra, che dovrebbero essere indagate”.
Hrw ha “fatto appello alla Nato affinché indaghi su tutti gli attacchi potenzialmente illegali e comunichi i risultati dell’indagine al Consiglio di sicurezza dell’Onu, che ha autorizzato l’intervento militare in Libia”. “L’Alleanza – afferma il gruppo – dovrebbe inoltre valutare un programma per fornire risarcimenti alle vittime civili di attacchi senza prendere in considerazione eventuali violazioni, così come ha fatto in Afghanistan”.
“La Nato ha fatto tutto il possibile per ridurre al minimo il rischio per civili, ma in una campagna militare complessa questo rischio non può mai essere pari a zero”, ha risposto la portavoce dell’Alleanza, Oana Lungescu. “Siamo profondamente dispiaciuti per ogni caso di vittime civili di cui la Nato potrebbe essere stata responsabile”, ha aggiunto, aggiungendo che l’Alleanza ha condotto la campagna con “una cura e precisione senza precedenti” in pieno rispetto del diritto internazionale umanitario. La Nato, ha dichiarato la portavoce, ha valutato tutte le accuse e “analizzato tutte le informazioni che possiede in quanto organizzazione, confermando che gli obiettivi colpiti dalla Nato erano legittimi obiettivi militari”.
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