Beirut (Libano), 12 mag. (LaPresse/AP) – Un gruppo militante che si identifica come Fronte Al-Nusra ha pubblicato online ieri sera un video con il quale rivendica il duplice attentato suicida di Damasco di giovedì, in cui sono morte 55 persone. Nel filmato il Fronte afferma che gli attacchi bomba sono stati compiuti in risposta a quelli condotti dal regime del presidente Bashar Assad su aree residenziali. “Abbiamo mantenuto la nostra promessa di rispondere agli attacchi con esplosioni”, dice una voce distorta. Non è stato possibile verificare in modo indipendente l’autenticità del video.

Del gruppo si sa molto poco. Secondo alcuni membri dell’intelligence occidentali, il Fronte Al-Nusra potrebbe essere legato ad al-Qaeda. Le esplosioni di giovedì a Damasco hanno sollevato timori che alcuni estremisti legati ad al-Qaeda si stiano unendo alla lotta anti Assad. Anche in passato lo stesso Fronte Al-Nusra ha rivendicato attacchi in Siria tramite post sui siti web militanti.

Il video è stato registrato il 10 maggio, cioè il giorno degli attentati di Damasco, e mostra un testo nero su sfondo bianco che viene letto man mano da una voce distorta con canti islamici in sottofondo. “Nella nostra ultima dichiarazione abbiamo promesso al regime di rispondere all’uccisione di famiglie, donne, bambini e uomini anziani in alcune province siriane, e ora abbiamo mantenuto la promessa”, recita la voce. A un certo punto si fa riferimento a scontri settari; il gruppo invoca infatti la protezione dei musulmani sunniti e minaccia vendetta contro gli alawiti, minoranza religiosa sciita a cui appartengono Assad e molti membri dei servizi di sicurezza siriani. “Diciamo al regime: fermate i vostri massacri contro i sunniti, se no pagherete il peccato degli alawiti. Ciò che verrà sarà ancora più disastroso”, afferma il gruppo. Il Fronte invita infine i sunniti a evitare gli uffici di sicurezza, una velata minaccia di futuri attacchi bomba.

La rivolta in Siria contro il regime di Assad è cominciata a marzo del 2011. Il governo ha risposto con una brutale repressione e, secondo l’ultima stima delle Nazioni unite, in oltre un anno di proteste nel Paese sono state uccise oltre 9mila persone. Attualmente in Siria si trovano 201 osservatori dell’Onu, inviati per monitorare il rispetto del cessate il fuoco come previsto dal piano di pace promosso dall’inviato di Nazioni unite e Lega araba Kofi Annan. Entro la fine di maggio gli osservatori sul campo saranno 300.

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