Monte Salak (Indonesia), 12 mag. (LaPresse/AP) – I soccorritori in Indonesia hanno recuperato altri quattro cadaveri dal luogo in cui mercoledì si è schiantato l’aereo russo Sukhoi Superjet-100, con 45 persone a bordo. Ieri erano stati recuperati i corpi di 12 vittime. Lo riferisce Gagah Prakoso, il portavoce dei servizi di soccorso indonesiani, precisando che i corpi sono stati trasferiti nella capitale Giakarta, dove si provvederà al prelievo di campioni di Dna per l’identificazione. Oggi è stato possibile riprendere le operazioni di ricerca dopo diverse sospensioni nei giorni scorsi dovute alla fitta nebbia nell’area. Nessuna traccia invece della scatola nera, che potrebbe aiutare a capire di più delle cause dell’incidente. “Abbiamo dispiegato una squadra per trovare la scatola nera, ma finora non c’è stato alcun risultato”, ha spiegato Parakoso. A rendere più difficili le ricerche è la natura del luogo in cui si trova il relitto dell’aereo, cioè una zona scoscesa sul pendio di un vulcano inattivo da tempo, il monte Salak, coperto da fitti boschi.
L’aereo era partito dall’aeroporto Halim Perdanakusuma della capitale indonesiana Giakarta per un volo dimostrativo che doveva durare circa 50 minuti. A bordo si trovavano molti potenziali compratori e giornalisti. Ventuno minuti dopo il decollo l’equipaggio ha chiesto il permesso di scendere da 3mila metri a 1.800 metri e immediatamente dopo l’aereo è sparito dai radar. Non è chiaro perché il pilota russo e il co-pilota abbiano chiesto di scendere di quota, soprattutto nel momento in cui si trovavano vicino al monte Salak (alto 2.200 metri), e non è neanche chiaro se sia stato dato loro l’ok. Le registrazioni della conversazione fra i piloti e i controllori di volo sono sotto esame nell’ambito delle indagini in corso. Il portavoce del servizio nazionale di ricerca e salvataggio ha riferito che l’aereo si è schiantato sul monte Salak a una velocità di 800 chilometri orari.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata