Atene (Grecia), 6 mag. (LaPresse/AP) – Sono in corso in Grecia le elezioni legislative, voto atteso a livello internazionale perché decisivo sul piano finanziario. Gli elettori daranno infatti il proprio giudizio, e l’indirizzo politico futuro, sulla situazione del Paese in gravi difficoltà economiche e sugli impegni presi dal governo con i creditori internazionali, che le hanno accordato prestiti con cui ha evitato il default. Trentadue partiti sono in corsa per i voti di circa 10 milioni di elettori, molti dei quali ieri erano ancora indecisi sulla preferenza. Ma non ci si aspettano vittorie decise, perché i principali partiti di Pasok e Nuova democrazia perdono consensi e ci si aspetta che otto partiti superino la soglia del 3% per entrare in Parlamento. Le urne si chiuderanno alle 19 ora locale (le 18 in Italia), gli exit poll sono attesi subito dopo.
Secondo l’ultimo sondaggio, pubblicato due settimane fa, i principali partiti Pasok e Nuova democrazia hanno perso consensi negli ultimi tempi a causa della gestione della crisi e dell’imposizione delle misure di austerità. Il loro declino prosegue dal 2009 e l’appoggio degli elettori ha raggiunto i minimi storici nei loro confronti, scendendo a percentuali viste solo dopo la caduta della dittatura militare nel 1974. Tanto che nessuno dei due partiti si aspetta di ottenere voti sufficienti a formare un governo. La Grecia, dipendente da miliardi di euro di prestiti internazionali provenienti da Europa e Fmi, dovrà imporre ulteriori misure di austerità il prossimo mese per evitare il default e una possibile disastrosa uscita dall’euro.
Secondo i sondaggi di opinione Antonis Samaras, leader di Nuova democrazia, dovrebbe arrivare primo con non più del 25,5%. Otterrebbe così un premio di 50 seggi nel Parlamento, costituito da 300, che non gli sarebbero però sufficienti a raggiungerebbe i 151 necessari a formare il governo. Anche il Pasok, che nelle ultime elezioni parlamentari del 2009 con la guida di George Papandreou ha ottenuto oltre il 43%, ha visto crollare i consensi negli ultimi due anni. Guidato ora dall’ex ministro alle Finanze Evangelos Venizelos, sta affrontando la sfida dei partiti contrari al salvataggio, con i sondaggi che lo danno tra il 14,5% e il 19%. Se la previsione si avverasse, sarebbe il dato più basso da novembre 1974, quando ottenne il 13,5% appena due mesi dopo la fondazione. Venizelos ha messo in guardia sul fatto che la Grecia rischia default e povertà dilagante se i votanti sosterranno i partito contrari al salvataggio: “Domenica si deciderà se resteremo in Europa e nell’euro, rimaniamo su un percorso che è difficile ma sicuro, dopo aver percorso la gran parte della distanza per uscire finalmente dalla crisi”, ha detto durante la manifestazione finale della sua campagna elettorale, ieri notte ad Atene. Samaras ha insistito invece che non entrerà in una coalizione con i socialisti: “Non è nell’interesse del popolo greco avere un governo che si divida il potere in questo modo”, ha detto giovedì ai sostenitori. Secondo molti, però, si tratta di dichiarazioni mirate solo a ottenere voti.
Intanto, secondo le previsioni tanti piccoli partiti entreranno in Parlamento, aprendo la via agli schieramenti estremisti. Un numero senza precedenti di 8-10 partiti, nelle proiezioni, otterrà infatti oltre il 3% dei voti necessari a entrare in Parlamento. Tra questi l’estrema destra del partito Alba d’oro, guidato da Nikolaos Michaloliakos, che si è concentrato sui temi della lotta all’immigrazione illegale, tra l’altro proponendo di minare le frontiere. “La gente non sceglie i piccoli partiti perché crede nei loro programmi, si tratta piuttosto di voti di protesta contro alcune decisioni”, ha commentato l’esperto di comunicazione politica Spiros Rizopoulos.
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