San Paolo (Brasile), 24 apr. (LaPresse/AP) – Secondo gli attivisti, la riforma della severa legge brasiliana sull’ambiente cancellerà anni di conquiste ottenute contro la deforestazione dell’Amazzonia. Le modifiche, approvate a dicembre dal Senato, dovrebbero superare oggi con facilità il voto della Camera. A quel punto la bozza arriverà sul tavolo del presidente Dilma Rousseff, che ha però annunciato la sua opposizione su alcune modifiche e promesso di porre il veto. La riforma al codice forestale brasiliano prevede di destinare aree della foresta pluviale alle coltivazioni e di aumentare l’impunità per i violatori delle future norme. La lobby degli agricoltori brasiliani, che da anni combatte per modificare il codice, appoggia invece i cambiamenti definiti “pragmatici”, che allenterebbero una legge troppo severa e ingiusta per i proprietari terrieri.
Se questa legge passerà, sarà un disastro per l’ambiente perché porterà chiaramente a maggiore deforestazione e creerà un’amnistia per chi la infrange”, ha spiegato Paulo Adario, coordinatore della campagna di Greenpeace per l’Amazzonia e vincitore a febbraio del premio delle Nazioni unite ‘Eroe della foresta’. “Se diventerà legge – ha proseguito – vedo solo maggiore distruzione nel futuro”. Gli emendamenti permetterebbero agli agricoltori di coltivare terreni più vicini a sponde di fiumi o colline, pratiche che secondo gli attivisti porteranno a una deforestazione maggiore. Le modifiche consegnano inoltre il potere agli Stati individuali di determinare quanti terreni intorno ai fiumi debbano essere preservati per la protezione delle foreste pluviali. Gli argini fluviali sono più soggetti all’erosione se deforestati, con conseguenti danni anche per la fauna selvatica. Gli ambientalisti sostengono che questo sarebbe disastroso in particolare perché molti Stati dell’Amazzonia basano la propria economia sull’agricoltura e quindi permetteranno sicuramente ai proprietari terrieri di coltivare nelle strette vicinanze dei corsi d’acqua.
Gli emendamenti eliminano infine le multe salate contro strutture agricole e ranch che hanno tagliato più alberi rispetto a quanto permesso dalla legge, ma solo per la deforestazione avvenuta prima del luglio 2008. Queste multe possono ammontare a oltre un milione di dollari per un singolo ranch di circa 800 ettari. I proprietari terrieri dovranno comunque ripiantare gli alberi tagliati illegalmente oppure comprare e preservare la stessa quantità di foresta in un altra zona. L’effetto della riforma, spiega però Greenpeace, sarà comunque quello di indebolire il codice forestale. “Se la legge sarà approvata – ha detto Adario – sarà come dichiarare che il crimine ambientalista ripaga, che può essere commesso senza alcuna punizione”.
L’Amazzonia brasiliana è una regione enorme e gran parte di questa ha una rappresentazione al governo minima o addirittura nulla. Per quanto sia rigido il codice forestale, non può comunque essere applicato in maniera uniforme, in quanto il Paese conta circa 1.300 agenti federali ambientali. “Se è vero che il Brasile non può sorvegliare tutta l’Amazzonia – ha però spiegato Adario – la possibilità che qualcuno possa essere severamente punito è un deterrente. Questa legge ne porterà via una grande parte”.
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