Oslo (Norvegia), 19 apr. (LaPresse/AP) – Avrebbe potuto essere un attacco ancora più sanguinario e spettacolare quello organizzato da Anders Behring Breivik il 22 luglio scorso in Norvegia. Come dichiarato oggi in aula dal 33enne responsabile delle stragi di Oslo e Utoya, l’idea originaria era infatti attaccare la sede del governo, l’ufficio del Partito laburista e un terzo obiettivo, possibilmente il palazzo reale. Inoltre, ha spiegato davanti alla corte, una volta organizzato l’attacco sull’isola di Utoya, obiettivo principale era diventato catturare e decapitare l’ex premier Gro Harlem Brundtland. Un’azione che l’estremista norvegese avrebbe voluto filmare e poi pubblicare su internet. La Brundtland però, al momento del arrivo dell’attentatore, aveva già lasciato il campo giovanile su cui l’estremista scaricò tutta la sua rabbia.

Al quarto giorno di processo, l’attentatore è entrato in aula senza il consueto saluto con il pugno alzato che aveva fatto nei giorni precedenti, come consigliato dai suoi avvocati. Il racconto del giorno della strage e della sua preparazione si è fatto se possibile ancora più drammatico rispetto alle scorse udienze. “Ci dovevano essere tre autobombe, seguite da un’azione con armi da fuoco”, ha spiegato Breivik, aggiungendo di aver considerato diverse opzioni per l’obiettivo del terzo attentato. “Avevo scelto il palazzo reale – ha spiegato – in modo però che nessun membro della famiglia rimanesse ferito. La maggior parte dei nazionalisti e conservatori culturali sono sostenitori della monarchia. Proprio come me”. “Quando è diventato chiaro che sarebbe stato impossibile costruire più di un ordigno – ha proseguito Breivik – ho scelto la strategia di una sola bomba e di un’azione con le armi da fuoco”. Inizialmente per la sparatoria Breivik ha considerato la possibilità di attaccare una conferenza annuale dei giornalisti norvegesi e un congresso del Partito laburista. Ma, ha spiegato, il tempo per preparare l’azione non era abbastanza, così ha deciso di attaccare il campo estivo dell’ala giovanile dei laburisti, a Utoya. Qui le vittime furono 69, ma l’idea era compiere una strage ancora più ampia. “L’obiettivo – ha spiegato il 33enne – era ucciderli tutti”.

Quella che ha portato Breivik a compiere il drammatico e lucido duplice attacco è stata una preparazione lunga. Il progetto, ha spiegato, era emerso già nel 2006, e l’ipotesi iniziale era condurre un attacco “suicida”. Prima di tutto, ha raccontato alla corte, si prese un “anno sabbatico”, durante il quale si dedicò per 16 ore al giorno a giocare al videogame, ‘World of Warcraft’. Tagliare tutti i contatti sociali per un intero anno, ha continuato, è stato utile per prepararsi agli attacchi, ma usare il videogioco è stato “puro divertimento. Non ha niente a che fare con il 22 luglio”. A partire da gennaio 2010, si dedicò poi a un altro videogame, ‘Modern Warfare’, utile a capire come usare il mirino di un fucile. Breivik si è detto consapevole e convinto dell’ipotesi che, dopo l’esplosione di Oslo, la polizia avrebbe potuto inseguirlo e attaccarlo a colpi di arma da fuoco. Per questo si era preparato a un possibile confronto armato in cui, ha confessato oggi, pensava di avere “possibilità di sopravvivenza inferiori al 5 per cento”.

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