Nuova Delhi (India), 27 mar. (LaPresse/AP) – Almeno 15 agenti paramilitari sono morti in un agguato condotto da sospetti ribelli maoisti nell’India occidentale. I poliziotti, spiega un ufficiale, stavano muovendosi in una area di foresta dello stato di Maharashtra quando i ribelli hanno azionato una mina, facendo saltare il veicolo. Nello scoppio sono rimasti feriti altri 13 agenti. In seguito all’attacco, polizia e soldati hanno condotto ricerche nel distretto di Gadchiroli, ma i ribelli sono fuggiti.

I combattenti, che si ispirano al rivoluzionario cinese Mao Zedong, stanno lottando da oltre tre decenni in alcuni Stati indiani chiedendo terreni e lavoro per piccoli agricoltori e poveri. I maoisti, che sono presenti in 20 dei 28 stati indiani, con una forza stimata tra le 10mila e le 20mila unità, attaccano spesso poliziotti e funzionari del governo, accusandoli di cospirazione con proprietari terrieri e ricchi agricoltori con l’obiettivo di sfruttare i poveri. Migliaia di persone, tra cui soldati, agenti e civili, sono morti nelle violenze negli ultimi anni.

Il gruppo maoista che si pensa sia dietro l’attacco di oggi, è lo stesso che lo scorso 14 marzo ha rapito due italiani nello Stato orientale dell’Orissa. Uno di loro, Claudio Colangelo, è stato liberato, ma l’altro, Paolo Bosusco, è ancora in mano ai ribelli. Prima di rilasciare anche il secondo ostaggio, i maoisti vogliono che il governo di Nuova Delhi interrompa le operazioni contro i ribelli in Orissa e rilascino i loro leader detenuti. Una speranza per un rapido rilascio di Bosusco sembra comunque aperta, dopo i lunghi colloqui di ieri tra i rappresentanti del governolocale e i mediatori. Il primo ministro indiano Manmohan Singh ha definito i maoisti la più grande minaccia interna per la sicurezza dell’India. Nel 2010 aveva lanciato contro di loro l’operazione ‘Green hunt’, una serie di azioni militari mirate a colpire i rifugi nelle foreste.

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