Roma, 21 mar. (LaPresse) – Negli ultimi mesi il numero di attivisti, giornalisti e blogger soggetti a persecuzioni e detenzione è aumentato profondamente a Cuba. La denuncia arriva da Amnesty International nel rapporto ”Repressione ordinaria: persecuzione e brevi periodi di carcere politico a Cuba’. Secondo la Commissione cubana per i diritti umani e la riconciliazione nazionale, da gennaio a settembre del 2011 vi sono stati 2784 casi di violazione dei diritti umani, principalmente brevi periodi di carcere per i dissidenti, ossia 710 casi in più rispetto a tutto il 2010. Dal marzo scorso, oltre 65 giornalisti indipendenti sono stati imprigionati, nella maggior parte dei casi più di una volta. “Le tattiche sono cambiate – afferma Gerardo Ducos, ricercatore su Cuba di Amnesty International – ma la repressione è forte come sempre. Dopo i rilasci di massa dei prigionieri di coscienza nel 2011, le autorità hanno affilato la loro strategia per zittire il silenzio perseguitando attivisti e giornalisti con brevi periodi di carcere e azioni pubbliche di ripudio”. Secondo Amnesty International, le autorità cubane “non tollerano alcuna critica alle politiche di stato al di fuori degli spazi istituzionali che sono sotto i controllo del governo. Le leggi in materia di ‘disordini pubblici’, ‘disprezzo’, ‘mancanza di rispetto’, ‘pericolosita” e ‘aggressione’ sono usate per perseguitare gli oppositori. Nessuna organizzazione politica o per i diritti umani può ottenere il riconoscimento legale”.
Secondo quanto emerge dal rapporto, gli attivisti per i diritti umani e i giornalisti indipendenti sono trattenuti per periodi che variano dalle poche ore ad alcuni giorni, nelle stazioni di polizia e nei centri di detenzione, dove spesso subiscono interrogatori, intimidazioni, minacce e, in alcuni casi, anche pestaggi. Spesso, rivela l’organizzazione, le autorità non informano le famiglie sulle ragioni dell’arresto o sul luogo di detenzione dei loro cari. “I fratelli Antonio Michel e Marcos Mßiquel Lima Cruz, attivisti per i diritti umani – scrive Amnesty nel rapporto – sono in carcere dal 25 dicembre 2010, quando vennero arrestati da funzionari del dipartimento per la Sicurezza dello stato nella città di Holguín per aver cantato brani che criticavano la mancanza di libertà d’espressione nel paese. Nel maggio 2011, dopo un processo sommario, i due fratelli sono stati condannati a due e a tre anni per aver rispettivamente ‘insultato i simboli della madrepatria’ e ‘disordini pubblici’. Antonio Michel Lima Cruz ha problemi alla prostata e non starebbe ricevendo cure mediche adeguate. Potrebbe anche essere posto in libertà condizionata, poiché ha già scontato oltre la metà della condanna, ma le autorità non hanno risposto alle richieste dell’avvocato e della famiglia”.
Amnesty International ha così deciso di adottare i fratelli Lima Cruz come ‘prigionieri di coscienza’ e chiede il loro immediato e incondizionato rilascio. Altri ‘prigionieri di coscienza’ sono gli attivisti per i diritti umani Yasmin Conyedo Riverón e suo marito Yusmani Rßfael Alvarez Esmori, in carcere dall’8 gennaio 2012 con la pretestuosa accusa di ‘violenza o intimidazione’ contro un pubblico ufficiale. Il giornalista dell’Avana Jose’ Alberto Alvarez Bravo e’ stato imprigionato 15 volte dall’aprile all’ottobre 2011. In uno di questi arresti, il 12 luglio, i funzionari della Sicurezza hanno sequestrato il suo computer, una chiavetta Usb, una camera digitale, libri e documenti. E’ rimasto in prigione oltre 72 ore. “La repressione nei confronti dei diritti umani sta peggiorando – aggiunge Ducos – Vogliamo che gli attivisti siano in grado di svolgere il loro legittimo lavoro senza timore di rappresaglie”.
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