Beirut (Libano), 1 mar. (LaPresse/AP) – Nuova condanna alla Siria da parte delle Nazioni unite, mentre aumenta l’isolamento di Damasco con il Regno Unito che ha annunciato la chiusura della sua ambasciata e il ritiro di tutto lo staff diplomatico britannico. Procede intanto l’offensiva del regime su Homs e da stamattina il quartiere ribelle di Baba Amr è completamente tagliato fuori dalle comunicazioni. In serata però è arrivato l’ok dalle autorità all’ingresso della Croce rossa e del personale umanitario nel quartiere assediato.
L’ONU CHIEDE CESSATE IL FUOCO. Il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni unite ha condannato la Siria per le “violazioni diffuse e sistematiche” contro i civili nella repressione delle rivolte. In una risoluzione proposta dalla Turchia e approvata da 37 membri su 47, l’organo chiede inoltre un cessate il fuoco immediato per permettere l’accesso ai gruppi umanitari. Russia, Cina e Cuba hanno espresso voto contrario al documento, tre Paesi si sono astenuti e altri quattro non hanno votato. Il Consiglio per i diritti umani, con sede a Ginevra, non ha un peso legale ma i diplomatici danno grande importanza alle sue risoluzioni e i Paesi occidentali sperano che il forte segnale morale possa incoraggiare un documento simile al Consiglio di sicurezza dell’Onu, che invece ha potere decisionale.
UFFICIO MILITARE PER COORDINARE RESISTENZA. Dopo la nuova condanna delle Nazioni unite è arrivato un annuncio del Consiglio nazionale siriano, il principale gruppo di opposizione, che ha istituito un ufficio militare per coordinare e unificare la resistenza. È la prima volta che il principale gruppo di opposizione ha annunciato di voler organizzare i suoi combattenti. Il Cns terrà in seguito una conferenza stampa da Parigi per fornire i dettagli del piano. Nel comunicato diffuso oggi, il gruppo ha spiegato che la repressione attuata dal regime ha obbligato i siriani “a imbracciare le armi per autodifendersi”. All’inizio della protesta antigovernativa, giunta all’undicesimo mese consecutivo, molti dimostranti avevano detto di voler mantenere la rivolta pacifica, ma dopo assalti e abusi continui è iniziata un’insurrezione armata di soldati disertori che si sono rifiutati di aprire il fuoco sui civili.
HOMS SOTTO ASSEDIO. Prosegue intanto l’assedio di Homs e in particolare di Baba Amr, quartiere ribelle sotto attacco dal 4 febbraio. Gli attivisti spiegano che le forze di sicurezza hanno tagliato ogni canale di comunicazione con il distretto, simbolo della rivolta contro il presidente Assad. Finora le autorità avevano interrotto le linee telefoniche fisse e i cellulari, ma gli attivisti erano riusciti a connettersi con il mondo esterno tramite i telefoni satellitari. Ora, spiega il gruppo Consiglio rivoluzionario di Homs con sede in un’altra area della città centrale, raggiungere i residenti di Baba Amr è diventato impossibile a causa del taglio delle comunicazioni satellitari. Il regime di Damasco ha promesso nuovamente oggi di “ripulire” il quartiere dagli “uomini armati”. Gli attivisti spiegano che le truppe fedeli ad Assad sono già ammassate intorno al distretto. Nel pomeriggio, inoltre, i ribelli hanno annunciato di essersi ritirati da Baba Amr. Una “ritirata tattica”, spiegano, dettata dalle condizioni umanitarie in peggioramento. La decisione, aggiungono in una nota, arriva in particolare per salvare la vita dei circa 4mila civili residenti a Baba Amr che si sono rifiutati di lasciare le proprie case nonostante gli scontri.
CROCE ROSSA POTRA’ ENTRARE A BABA AMR. Nel pomeriggio, intanto, la Croce rossa ha ricevuto l’ok dalle autorità siriane per entrare domani a Baba Amr, dove potrà portare forniture di emergenza e condurre le evacuazioni. Lo ha comunicato il portavoce del Comitato internazionale della Croce rossa, Hicham Hassan. La Croce rossa, aggiunge il portavoce, non ha ricevuto alcuna approvazione esplicita dai gruppi di opposizione ma i ribelli in precedenza avevano fatto appello per ottenere assistenza umanitaria nel distretto.
CHIUDE AMBASCIATA BRITANNICA. In mattinata è arrivato infine l’ennesimo gesto che isola ulteriormente il regime di Damasco. A causa delle violenze e della situazione sempre più precaria, il governo britannico ha chiuso la sua ambasciata in Siria e ha ritirato lo staff. L’annuncio è arrivato direttamente dal ministro degli Esteri, William Hague.
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