Damasco (Siria), 27 feb. (LaPresse/AP) – Si è aggravato a 59 morti il bilancio delle violenze di ieri in Siria. La maggior parte delle persone ha perso la vita nella provincia di Homs, diventata l’epicentro della rivolta contro il presidente Bashar Assad. Il nuovo bilancio è stato fornito dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, il quale precisa che tra le vittime ci sono 36 civili e 23 forze di sicurezza leali al regime. Un altro gruppo, i Comitati di coordinamento locali, denuncia invece 55 morti, di cui 23 a Homs. Le ultime violenze si sono consumate in occasione del referendum sulla nuova Costituzione, che dovrebbe mettere fine al dominio del partito Baath di Assad, al potere dal 1963. L’opposizione ha boicottato il referendum, definito un gesto vuoto che non servirà a mettere fine alla crisi politica in cui è precipitata la Siria. I sostenitori della rivolta ritengono infatti che l’unico modo per fermare gli spargimenti di sangue sia quello di cacciare Assad dal potere. Secondo gli attivisti, sono quasi 7.500 le vittime della repressione, giunta ormai all’undicesimo mese consecutivo. L’ultimo bilancio delle Nazioni unite indica che i morti sono 5.400, ma il conteggio è fermo da mesi per l’impossibilità di verificare le uccisioni.
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