Bamako (Mali), 5 feb. (LaPresse/AP) – Oltre 15mila persone, tra cui membri dell’esercito del Mali, sono fuggiti dal Paese da quando a gennaio i membri del gruppo nomade dei tuareg hanno lanciato una rivolta contro il governo, con attacchi in diverse città. Il Comitato internazionale della Croce rossa, che si sta preparando a fornire cibo e assistenza, spiega che 10mila persone hanno trovato rifugio in Niger, a est. Altre 5mila persone, secondo un ufficiale che lavora per un’organizzazione umanitaria rimasto anonimo, sarebbero invece fuggite verso la Mauritania, a ovest.
Tra coloro che sono scappati in Niger, ci sono anche militari con le loro famiglie, spiega Franck Kudzo Kuwonu, dell’Ufficio di coordinamento degli affari umanitari nella capitale Niamey. Gli spostamenti hanno però coinvolto anche persone che provengono da Algeria, Marocco e Tunisia, che temono di venir scambiati per tuareg e diventare per questo vittima di attacchi di rappresaglia. Almeno una famiglia appartenente al gruppo nomade è stata infatti attaccata vicino alla capitale Bamako nei giorni scorsi. Alcune delle persone che hanno trovato rifugio in Niger, spiega Juerg Eglin, capo delegazione della Croce rossa per Niger e Mali, “sono state ospitate dagli abitanti dei villaggi, ma la capacità locale è arrivata al limite molto rapidamente”.
I tuareg, tradizionale popolazione nomade che vive nel deserto del Sahara, si sono sollevati più volte contro il governo del Mali da quando il Paese ha conquistato l’indipendenza dalla Francia nel 1960. L’ultima rivolta, lanciata a gennaio, rompe anni di relativa tregua, ed è stata alimentata dal ritorno dei tuareg dalla Libia dopo la loro partecipazione alla guerra nelle file dell’esercito di Muammar Gheddafi. Nelle ultime due settimane, il gruppo ha attaccato sei città nel raggio di 800 chilometri nel nord del Paese. Protagonista degli attacchi è il Movimento nazionale per la liberazione dell’Azawad, gruppo tuareg formatosi a ottobre proprio in Mali, che lotta per l’auto-determinazione dell’Azawad, vasta area nel nord del Paese. Il governo di Bamako ha accusato la formazione di combattere al fianco dell’ala di al-Qaeda nel Nordafrica, attiva nella regione. Ma il Movimento respinge le accuse.
Mercoledì, il presidente maliano Amadou Toumani Toure si è rivolto alla nazione con un messaggio televisivo, pregando la gente di non dare colpa ai tuareg e ad altre persone che hanno i tratti fisionomici delle popolazioni del nord per azioni che in realtà coinvolgono solo pochi ribelli. “Coloro che attaccano certe basi militari e città nel nord – ha detto il presidente – non devono essere confusi con i nostri compatrioti tuareg, arabi, fulani e songhai, che vivono con noi”. Tuttavia, il messaggio del presidente non ha fermato le proteste nella capitale e in altre città del sud come Ségou e Sikasso, tra giovedì e venerdì. “Quando vedi così tante persone andarsene – commenta un uomo arabo che vive nella capitale da tanti anni – mi chiedo se restando ho preso la giusta decisione”.
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