Beirut (Libano), 4 feb. (LaPresse/AP) – Le forze del governo hanno condotto la peggior offensiva dall’inizio della rivolta in Siria, bombardando Homs e uccidendo oltre 200 persone. Centinaia i feriti. È quanto denunciano gli attivisti dell’Osservatorio siriano per i diritti umani e dei Comitati di coordinamento locali. Il governo nega. La tv di Stato ha detto che le notizie sono parte di “una campagna isterica di incitamento da parte dei gruppi armati” contro la Siria, pensata per essere sfruttata al Consiglio di Sicurezza. I cadaveri mostrati nei filmati amatoriali pubblicati on-line, sostiene l’emittente, che secondo gli attivisti sono vittime dell’assalto, sono presumibilmente di persone rapite da “gruppi terroristici armati”.

Non è stato finora possibile telefonare a Homs, ma i residenti delle zone limitrofe hanno descritto una notte infernale di bombardamenti. “Homs è in fiamme”, ha detto un attivista dell’opposizione che abita in un’area più tranquilla nei pressi della città, che non vuole essere identificato per timore di rappresaglie. “Tutte le forze in campo – ha aggiunto – stanno combattendo le une contro le altre e il numero delle vittime è più alto di quanto si possa contare”. Secondo gli attivisti tra le persone morte ci sarebbero molti bambini e donne e oltre la metà, circa 140, arrivano dal quartiere di Khaldiyeh. I bombardamenti sono iniziati nella tarda serata di venerdì.

“Questo è il peggior attacco dall’inizio delle rivolte a marzo”, denuncia l’Osservatorio. Non è chiaro cosa abbia causato l’assalto, ma secondo alcune testimonianze i disertori dell’esercito avrebbero istituito posti di blocco nella zona per cercare di consolidare il controllo. Voci non confermate riferiscono che uomini armati, forse disertori, hanno attaccato un posto di blocco militare a Khaldiyeh, catturando 17 soldati e causando intensi scontri con i militari. Molti sono a Homs i disertori che si sono riuniti nell’Esercito libero siriano. I Comitati hanno chiesto ai residenti di aiutare le persone di Khaldiyeh e del quartiere vicino Bayada donando sangue e ospitando le gente in fuga. Hanno invitato chi vive all’estero a tenere sit-in di fronte alle ambasciate.

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