Il Cairo (Egitto), 3 feb. (LaPresse/AP) – E’ calata la notte su una seconda giornata di dure violenze in Egitto, scaturite dagli scontri di Port Said, dove mercoledì, al termine di una partita di calcio, si è scatenata la rabbia dei tifosi che ha lasciato sul terreno oltre 70 morti e mille feriti. Il bilancio di oggi è di cinque vittime, due al Cairo, un agente e un manifestante colpito a distanza ravvicinata da un colpo di pistola a pallini, e tre a Suez, provocate dal fuoco della polizia, che ha usato lacrimogeni e proiettili veri per disperdere la folla.

Con il calar del buio al Cairo, un edificio governativo di fronte al ministero degli Interni ha preso fuoco. Colonne di fumo nero sono salite verso il cielo. In risposta alle violenze degli ultimi due giorni, la giunta militare al governo ha emesso una nota in serata in cui afferma che che si sta passando “attraverso la fase più pericolosa e importante della storia dell’Egitto”, e chiede agli egiziani di unirsi di fronte alla discordia. Il primo ministro Kamal el-Ganzuri ha chiesto agli intellettuali del Paese di intervenire per fermare la violenza e ha scritto sulla pagina Facebook del Gabinetto di temere che i manifestanti vogliano prendere d’assalto il ministero dell’Interno.

Le proteste iniziate ieri sono continuate oggi per tutto il giorno. Migliaia di manifestanti sono scesi in piazza, oltre che al Cairo e a Suez, anche ad Alessandria. Qui alcuni hanno mostrato le fotografie delle vittime degli scontri nello stadio di Port Said. Molti sono convinti che le autorità abbiano istigato le violenze di mercoledì o permesso intenzionalmente che avvenissero. Nella capitale, ambulanze e volontari a bordo di moto hanno trasportato i feriti, molti dei quali hanno riportato problemi respiratori per i gas lacrimogeni, agli ospedali da campo allestiti in piazza Tahrir.

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