Buenos Aires (Argentina), 27 gen. (LaPresse/AP) – Elliot Abrams, un ex diplomatico Usa, ha testimoniato al processo sui bambini di prigionieri politici ‘desaparecidos’ durante la guerra sporca in Argentina, dicendo che ufficiali statunitensi sapevano della pratica. Abrams ha testimoniato in teleconferenza da Washington. Gli imputati nel processo sono gli ex dittatori Jorge Videla e Reynaldo Bignone e altri ufficiali dell’esercito e della polizia. Tutti sono accusati di aver organizzato i furti di bambini da donne detenute e uccise nei centri di tortura della giunta tra il 1976 e il 1983. Secondo Abrams, diplomatici americani sapevano che alcuni bambini furono portati via e poi adottati da famiglie leali al regime.

“Sapevamo che non si trattasse di uno o due bambini”, ha affermato Abrams. Ci doveva essere, ha aggiunto, “un piano perché tante persone venivano uccise o arrestate”. “Il problema dei bambini – ha sottolineato – era molto grave perché loro erano vivi”. Il diplomatico suggerì all’allora ambasciatore della giunta argentina a Washington, Lucio Alberto Garcia del Solar, di lanciare un’iniziativa con il patrocinio della Chiesa cattolica per restituire i bambini alle loro vere famiglie. Ma l’ambasciatore rispose che Bignone aveva respinto l’idea. Secondo Abrams, il programma di furti di bambini era visto dal regime come un modo per prevenire che i figli dei dissidenti crescessero come “comunisti”. Inoltre il fatto che il regime regalava bambini alle famiglie leali che non potevano avere figli era considerato una benedizione.

Gli imputati hanno respinto l’accusa che ci fosse stato uno sforzo sistematico di portare via i bambini ai desaparecidos. A dicembre scorso il governo Usa aveva diffuso su richiesta del gruppo per i diritti umani Nonne di Plaza de Mayo una nota diplomatica scritta da Abrams, in cui viene descritto il suo incontro con l’ambasciatore del regime argentino. Secondo l’organizzazione, Washington dovrebbe diffondere tutti i documenti segreti relativi alla dittatura dell’Argentina, soprattutto quelli della Cia e dell’Fbi, per aiutare a identificare i bambini adottati illegalmente.

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