Lima (Perù), 19 gen. (LaPresse/AP) – Il lavoro sulla Costa Concordia era favoloso perché garantiva un alto stipendio, vitto e alloggio gratis, oltre alla possibilità di attraversare i mari d’Europa in grande stile. È questa l’opinione comune dei membri dello staff peruviano della nave italiana sopravvissuti al disastro al largo dell’isola del Giglio e ritornati ieri a casa. La loro paga mensile superava i mille euro al mese, ben al di sopra dello stipendio minimo in Perù, inferiore ai 200 euro. I 44 peruviani che lavoravano a bordo della Concordia tuttavia non avevano mai pensato di poter vivere un incidente tanto grave, che ha provocato la morte di almeno uno di loro.
Per alcuni membri dell’equipaggio provenienti dal Paese sudamericano, il sogno di diventare ricchi è svanito venerdì scorso. Adesso raccontano di aver perso tutto. “Ha perso il suo computer portatile, i soldi che aveva guadagnato, persino i vestiti che si era portato da qui”, racconta Carmen Burga, madre del 28enne Angel Paredes Burga, che appunto lavorava a bordo della Concordia. “Adesso ha solo i vestiti che gli ha dato la Croce rossa”. Angel, insegnante di italiano e francese assunto da Costa crociere lo scorso ottobre, si è accorto subito che la nave ha sbattuto contro le rocce e ha poi sentito la sirena di emergenza. A quel punto racconta di aver iniziato a fare il suo dovere, calmare i passeggeri con l’aiuto dei colleghi e sistemarli sulle scialuppe di salvataggio. Dopo aver aiutato i clienti è salito anche lui su una scialuppa, ma è caduto e si è fratturato un braccio. “Mi ha detto che gli sembrava di essere in un film – aggiunge la madre – e tutto stava succedendo troppo in fretta”.
In Perù c’è un’elevata richiesta per posti di lavoro sulle crociere, che promettono salari mensili tra i 500 e i 3mila euro, spiega Patricia Betalleluz, general manager di Crc-Perù, società che si occupa appunto di assumere personale per le navi turistiche. Ogni mille offerte di lavoro sulle crociere, ci sono in media tra le 8mila e le 10mila domande. Meno fortunata di Paredes Burga, che se l’è cavata soltanto con un braccio rotto, è la famiglia della 25enne Erika Soria, tra i 22 membri dell’equipaggio dispersi. A spese di Costa crociere, i genitori e la sorella sono arrivati in Italia, dove hanno sollecitato le autorità a non abbandonare le ricerche. Soria, la più giovane di sei figli, ha studiato turismo all’università di Cusco, dove è nata. Lavorava per la Costa dal 2009 e viaggiava regolarmente tra Italia e Perù. “Mia sorella era disciplinata”, racconta il fratello Manuel, usando il tempo passato. “Quando ha lasciato l’università – continua – ha iniziato subito a cercare lavoro. Qui in Italia pagano molto poco, anche alla Costa, ma rispetto a quanto avrebbe potuto guadagnare in Perù, qualsiasi lavoro è migliore”. Soria aveva uno stipendio mensile poco superiore ai mille euro. I dipendenti della Costa hanno detto ai genitori che la ragazza era salita su una scialuppa dopo aver aiutato i passeggeri, ma la barca era troppo piena e si è capovolta, rovescindo tutti in mare. “Hanno nuotato per raggiungere la costa – dice la sorella – ma lei non è mai arrivata”.
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