Baghdad (Iraq), 13 gen. (LaPresse/AP) – “Più a lungo il primo ministro Nouri al-Maliki sta al potere, maggiore è la possibilità che l’Iraq sia diviso”. Lo ha detto il vice primo ministro iracheno Saleh al-Mutlaq durante un’intervista nel suo ufficio nella Zona Verde di Baghdad, chiedendo che si tenga un voto di sfiducia parlamentare se il premier non si dimetterà e confermando come la guerra politica in Iraq sia sempre più aspra. Un portavoce di al-Maliki ha respinto le parole del vicepremier, liquidandole come “non degne di una risposta”.

Il partito Iraqiya di Al-Mutlaq, sostenuto dai sunniti ma in realtà senza una definita appartenenza religiosa, sta boicottando il Parlamento e gli incontri di Gabinetto dallo scorso mese per protestare contro quello che definisce il tentativo di al-Maliki di consolidare sempre più il potere, in particolare sulle forze di sicurezza. Il governo, nelle scorse settimane, ha chiesto l’arresto del principale politico sunnita del Paese, il vicepresidente Tariq al-Hashemi, a sua volta di Iraqiya, accusandolo di aver guidato una squadra di sicari per uccidere ufficiali del governo. Al-Hashemi respinge le accuse e da settimane è nascosto nella regione settentrionale semi-autonoma curda.

Il boicottaggio del partito ha paralizzato le attività del governo iracheno e ha creato una spaccatura tra i vari blocchi politici del Paese. La minoranza sunnita ha dominato il governo sotto la dittatura di Saddam Hussein, ma dal suo rovesciamento il governo è passato sotto il controllo degli sciiti. Le vicende politiche sono state accompagnate da una recente striscia di attacchi sanguinari, che ha aumentato i timori di una nuova spaccatura settaria e che potrebbe destabilizzare il Paese dopo la dipartita delle truppe statunitensi.

“L’intera regione – continua al-Mutlaq – pagherà il prezzo del caos che potrebbe travolgere l’Iraq. Forse ciò che l’Iran vuole è avere gli arabi in guerra in Iraq per conto del suo regime”. Gli sciiti iracheni hanno forti legami con il vicino Iran e contano sul suo appoggio. Durante il regime di Saddam Hussein, diversi politici iracheni sciiti hanno vissuto proprio nel Paese limitrofo.

Se lo stallo politico continuerà, Al-Mutlaq ha inoltre suggerito che i curdi potrebbero avvicinarsi al punto di vista di Iraqiya. “I curdi – ha aggiunto il vice primo ministro – sono sempre più convinti che continuare a sostenere il governo di al-Maliki sia un errore. E forse boicottare il Parlamento è uno dei modi per fare pressione sull’esecutivo affinché cambi”.

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