Concord (New Hampshire, Usa), 11 gen. (LaPresse/AP) – L’ex governatore del Massachusetts Mitt Romney ha vinto le primarie repubblicane in New Hampshire con il 39% delle preferenze. Finora è stato conteggiato il 95% dei voti. Al secondo posto, con il 23% dei voti, si è piazzato Ron Paul, seguito dall’ex governatore dello Utah Jon Huntsman con il 17% delle preferenze. Newt Gingrich e Rick Santorum hanno ottenuto il 9% dei voti ciascuno, mentre Rick Perry è arrivato l’ultimo con l’1% delle preferenze.
Dopo aver vinto i caucus in Iowa con il 25% dei voti, Romney è sempre più vicino a ottenere la nomination repubblicana per la corsa alla Casa Bianca. Stavolta l’ex governatore del Massachusetts si è lasciato molto indietro gli altri cinque candidati. “Stasera abbiamo fatto la storia”, ha detto ai sostenitori prima di dedicarsi, come di consueto, a una dura critica al presidente Barack Obama: “Non ha più idee e ora sta finendo pure le scuse”. “La classe media – ha aggiunto – è stata schiacciata, il nostro debito è troppo alto e le opportunità troppo poche”. Durante la campagna Romney ha più volte promesso che, se sarà eletto, darà precedenza all’occupazione e proprio per questo potrebbe sottrarre voti di centro a Obama.
Dai sondaggi risulta che il tema cruciale per gli elettori è l’economia, punto debole dell’attuale presidente accusato di non aver dato una risposta soddisfacente alla crisi. Nelle scorse settimane i rivali hanno tentato di screditare Romney presentandolo come un capitalista senza scrupoli che lasciò a casa centinaia di lavoratori negli anni ’80 e ’90. “Negli ultimi giorni abbiamo visto alcuni repubblicani disperati unirsi a Obama: è un grave errore per il nostro partito e per la nostra nazione”, ha commentato Romney sul punto dopo aver appreso la notizia della vittoria in New Hampshire. Con il risultato di ieri Romney è diventato il primo repubblicano dal 1976 ad aver vinto le prime due tappe delle primarie.
Paul, secondo in New Hampshire con il 23% dei voti, è esponente della corrente libertaria e non-interventista del partito repubblicano. In Iowa era arrivato terzo con il 21% delle preferenze, ma la sua candidatura rimane una scommessa a causa di alcune sue posizioni lontane dalla corrente principale del partito. È infatti a favore di tagli alla Difesa, vuole ritirare le truppe dall’Afghanistan e legalizzare gli stupefacenti, compresa l’eroina. È contrario all’aborto, ma anche alla pena di morte. Huntsman, terzo in New Hampshire con il 17% dei voti, si è tuttavia piazzato ultimo nei sondaggi condotti in tutto il Paese. Non è abbastanza conservatore e il suo ruolo di ambasciatore dell’amministrazione Obama in Cina non gli ha fatto guadagnare la simpatia dei repubblicani.
I tre candidati che puntano sugli elettori più conservatori, Gingrich, Santorum e Perry, fanno invece fatica a farsi riconoscere. Gingrich, l’ex speaker della Camera, ideologicamente è vicino all’ala più dura del partito, ma non è gradito ai repubblicani più conservatori a causa della sua vita sentimentale travagliata. In Iowa era arrivato quarto con il 13% dei voti. Santorum, l’ex sentaore della Pennsylvania, aveva raccolto solo otto voti meno di Romney in Iowa, ma in New Hampshire ha ottenuto il 9% delle preferenze. Infine c’è il governatore del Texas, Perry, che aveva pensato di ritirarsi dopo aver subito una dura sconfitta nei caucus in Iowa. Alla fine ha deciso di concentrarsi alle primarie che si terranno in South Carolina il 21 gennaio, rinunciando alla campagna in New Hampshire, dove infatti ha ottenuto l’1% dei voti.
Un sondaggio condotto la settimana scorsa dà Romney in testa anche nella prossima tappa delle primarie. Il candidato repubblicano alla Casa Bianca sarà alla fine determinato tramite il conteggio dei delegati di tutti gli Stati durante il congresso nazionale del partito ad agosto. In New Hampshire si spartivano solo 12 dei 1.144 delegati che servono per ottenere la nomination. A Romney ne sono andati sette, a Paul tre, a Huntsman due.
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