Londra (Regno Unito), 4 gen. (LaPresse/AP) – Dopo il verdetto di colpevolezza emesso ieri, la Corte di Londra ha reso note le condanne contro Gary Dobson e David Norris, i due uomini riconosciuti responsabili dell’uccisione del 18enne di colore Stephen Lawrence nell’aprile del 1993, nella capitale britannica. Per Dobson la condanna è di 15 anni e 2 mesi di carcere, per Norris di 14 anni e 3 mesi.
Dopo la lettura del verdetto il padre di Dobson ha gridato “vergognatevi”. Neville Lawrence, padre della vittima, ha detto invece di sperare che i due condannati diano indicazioni sui loro complici. Poco dopo l’omicidio erano stati infatti individuati cinque sospetti, ma gli altri tre non sono mai stati processati. “Dobson e Norris – ha detto l’uomo uscendo dalla Corte penale centrale di Londra – vadano, si corichino sui loro letti, e si rendano conto che non sono stati gli unici responsabili per la morte di mio figlio”. La madre del ragazzo ha commentato la sentenza definendo le condanne lievi per il crimine commesso ma, ha aggiunto, il giudice aveva le mani legate dalla legge.
Il giudice Colman Treacy ha spiegato in aula che le pene detentive sono state inferiori a quelle che molti si sarebbero aspettati perché entrambi gli imputati erano adolescenti al momento del crimine. Un adulto riconosciuto colpevole oggi di omicidio razzista con arma da taglio, ha aggiunto, sarebbe condannato a un minimo di 30 anni di detenzione, ma al momento del crimine Dosbon aveva 17 anni e Norris 16. Oltre ai dodici anni di carcere comminati quindi per l’omicidio commesso da adolescenti, il giudice ha aggiunto alcuni anni di pena per la natura razzista dell’attacco e perché i due non hanno mostrato alcun rimorso o contrizione. I ragazzi, ha spiegato Treacy, appartenevano a una “banda razzista e teppista”. Il giudice ha poi chiesto alla polizia di perseguire gli altri membri della gang.
La polizia metropolitana di Londra, ha detto il commissario Bernard Hogan-Howe, non si arrenderà. “Le altre persone coinvolte nell’omicidio di Lawrence – ha dichiarato – non potranno rimanere tranquille nei loro letti”. In questi anni non poche critiche sono cadute però sulle forze dell’ordine londinesi, accusate da più parti di aver ostacolato e ritardato le indagini, giunte a conclusione dopo quasi 19 anni dal crimine. Nel caso, spiega un’indagine in merito, la polizia ha dimostrato un atteggiamento “istituzionalmente razzista”.
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