Istanbul (Turchia), 30 dic. (LaPresse/AP) – Il raid aereo dell’esercito turco al confine con l’Iraq in cui sono morti 35 civili scambiati per ribelli curdi è stato un evento “sfortunato” e “triste”. Lo ha detto il primo ministro della Turchia Recep Tayyip Erdogan, ricordando che la metà delle vittime aveva meno di vent’anni. Due F-16, ha riferito il premier, hanno bombardato la zona vicino al villaggio di Ortasu, nella provincia di Sirnak, dopo che droni avevano rivelato la presenza di un gruppo di 40 persone che si avvicinavano al confine turco.

“È stato scoperto solo dopo – ha spiegato Erdogan – che queste persone erano contrabbandieri che trasportavano sigarette, benzina e cose del genere”. Di solito, secondo il primo ministro, contrabbandieri si spostano in piccoli gruppi di tre o al massimo cinque persone. Erdogan ha poi ricordato che due recenti attacchi a strutture militari turche al confine con l’Iraq erano stati lanciati da guerriglieri che avevano portato armi dall’Iraq trasportando il carico in groppa a muli. Il premier ha annunciato inoltre che le autorità esamineranno quattro ore di riprese dei raid girate da soldati. Erdogan ha infine criticato il quotidiano turco Taraf per aver pubblicato un articolo intitolato: “Lo Stato ha bombardato il proprio popolo”. “Nessuno Stato – ha dichiarato – avrebbe mai bombardato il suo popolo intenzionalmente. Nel passato queste cose potevano succedere, ma non è possibile che un evento di questo genere si verifichi durante la nostra amministrazione”.

Intanto il vice primo ministro, Bulent Arinc, ha assicurato che l’indagine sull’accaduto sarà approfondita. “Se – ha affermato – c’è stata qualsiasi negligenza, colpa o intenzione, i responsabili saranno trovati e subiranno le conseguenze”. Il governo di Erdogan ha indebolito negli ultimi anni l’influenza politica dei militari, che prima avevano un ruolo importante nel Paese ed erano considerati il garante della laicità dello Stato. I curdi rappresentano circa il 20% dei 74 milioni di abitanti della Turchia. Molti si sono assimiliati e non sono politicamente attivi, ma gran parte della minoranza si sente emarginata e chiede maggiori diritti e autonomia nel sudest.

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