Il Cairo (Egitto), 14 dic. (LaPresse/AP) – Si sono aperte le urne in nove province dell’Egitto per la seconda fase delle elezioni parlamentari, le prime dalla caduta di Hosni Mubarak avvenuta lo scorso febbraio. Nelle prime ore della mattina decine di persone erano già in fila sotto i manifesti elettorali fuori da una scuola vicino alle piramidi di Giza, in attesa di votare e immergere il dito nell’inchiostro viola, utilizzato per impedire eventuali doppi voti. Nella prima tappa delle elezioni, che si è svolta il 28 e 29 novembre, hanno dominato i partiti islamici. Libertà e Giustizia, legato ai Fratelli musulmani, ha ottenuto il 47% delle preferenze, mentre gli ultraconservatori di Al-Nour hanno raggiunto il 21%. La coalizione liberale del Blocco egiziano ha chiuso con solo il 9% dei voti.
La seconda fase delle elezioni, che continuerà anche domani, assegna 180 dei 498 seggi dell’Assemblea del popolo, corrispondente alla Camera bassa del Parlamento. Al voto sono chiamati quasi 19 milioni di aventi diritto divisi nelle province di Giza, Bani Sueif, Sohag, Aswan, Suez, Ismailiya, Beheira, Sharqiya e Menoufia. La terza e ultima fase è in programma all’inizio di gennaio.
Nella nuova tornata elettorale i partiti islamici puntano alla riconferma. Il Blocco egiziano spera invece di recuperare rispetto alla deludente prima fase di voto e ha promesso di aumentare la propria presenza vicino ai seggi per garantire che i partiti islamici non violino il divieto di fare campagna elettorale durante i giorni del voto. Molti partiti hanno violato il divieto durante la prima fase delle elezioni, distribuendo volantini e avvicinando gli elettori fuori dai seggi. La commissione elettorale, questa volta, ha promesso di monitorare le urne per evitare eventuali irregolarità. Molti si attendono che i partiti islamici mantengano il proprio vantaggio, visto che il voto in questa occasione coinvolge le province rurali e conservatrici. I Fratelli musulmani sono nati nel 1928 nella provincia Ismailiya, proprio una delle aree dove oggi si vota.
Un elettore, il ragioniere Hussein Khattab, annuncia che voterà per il partito legato ai Fratelli musulmani. “Dobbiamo provare la legge islamica – dice l’uomo, 60 anni – per essere in grado di decidere se va bene per noi. Se così non sarà possiamo tornare in piazza Tahrir. “Voglio una nuova Costituzione che soddisfi tutti. Per prima cosa si devono raggiungere la democrazia, la giustizia sociale e l’uguaglianza”, continua.
Ancora non è chiaro però che poteri avrà il nuovo Parlamento, che dovrebbe insediarsi a marzo. In teoria dovrebbe formare l’assemblea costituente di 100 membri. Ma il Consiglio supremo delle forze armate, che governa il Paese dalla destituzione di Mubarak, sostiene che il Parlamento non sarà rappresentativo di tutto l’Egitto e quindi non dovrebbe avere la competenza esclusiva per redigere la nuova Costituzione. La scorsa settimana i militari hanno nominato un consiglio di 30 membri per sovraintendere al processo. I Fratelli musulmani hanno rifiutato di farne parte e hanno chiesto un maggiore ruolo per il Parlamento. Una nuova vittoria del maggiore partito islamico potrebbe avvantaggiarlo nel contrastare la giunta militare. La Camera alta del Parlamento, che ha però poteri inferiori rispetto all’Assemblea del popolo, sarà eletta in altre tre fasi che termineranno alla fine di marzo.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata