Londra (Regno Unito), 21 nov. (LaPresse/AP) – Sono circa 34 milioni le persone affette da Hiv che vivono nel mondo. È quanto risulta da un rapporto dell’Unaids, programma delle Nazioni unite per l’Aids/Hiv. Si tratta di un numero da record, reso possibile da migliori cure offerte alle persone malate. Il numero di decessi è diminuito nel 2010 a 1,8 milioni da 1,9 milioni del 2009. Il numero di nuove infezioni rimane più o meno stabile dal 2007 a circa 2,7 milioni all’anno.
L’epidemia è più grave in Africa del sud, anche se il numero di nuove infezioni in questa parte del mondo è calato di oltre il 26% dal picco registrato nel 1997. In Europa dell’est e in Asia centrale il numero di persone affette da Hiv è aumentato del 250% negli ultimi dieci anni, soprattutto a causa di infezioni tra persone tossicodipendenti. Nell’America del Nord e in Europa occidentale l’epidemia “rimane ostinatamente stabile”, si legge nel rapporto dell’Unaids. L’agenzia sta lavorando per eliminare del tutto le nuove infezioni e i decessi causati dal virus, nonché le discriminazioni di persone affette dalla malattia.
Il dottor Paul De Lay, vicedirettore dell’Unaids, ha ammesso che questo obiettivo è “piuttosto una visione per il futuro” e non sarà raggiunto senza nuovi strumenti, come un vaccino. Le strategie dell’Unaids, ha aggiunto De Lay, saranno concentrate su una prevenzione e su cure più aggressive. Le persone affette da Hiv saranno curate in primi stadi della malattia e gli esperti stanno valutando la possibilità di somministrare farmaci perfino a persone sane, ma ad alto rischio di infezione. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sta lavorando su linee guida per Paesi maggiormente colpiti dall’epidemia di Hiv/Aids per consigliare alle autorità se e come somministrare medicine a gruppi ad alto rischio di contagio come prostitute, persone omosessuali o tossicodipendenti.
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