Tokyo (Giappone), 31 ott. (LaPresse/AP) – Ci vorranno almeno 30 anni per smantellare e mettere al sicuro la centrale nucleare di Fukushima gravemente danneggiata dal terremoto e dallo tsunami che l’11 marzo hanno devastato la zona nordest del Giappone. È quanto rivela una bozza del rapporto della Commissione per l’energia atomica del Giappone, diffusa sabato e che dovrà essere completata entro la fine dell’anno. Il rapporto aggiunge però che la struttura sta disperdendo molte meno radiazioni rispetto ai mesi scorsi e che è da considerarsi relativamente stabile. In seguito al disastro di terremoto e tsunami, costato la vita a 21mila persone, nella centrale si sono verificati tagli dell’energia elettrica, fusioni ed esplosioni che hanno provocato la perdita di materiale radioattivo e hanno costretto decine di migliaia di persone a lasciare l’area.
La Commissione nota che ci sono voluti 10 anni per rimuovere il combustibile nucleare dopo l’incidente del 1979 nell’impianto di Three Mile Island, negli Stati Uniti, e prevede che lo smantellamento di Fukushima sarà più lungo e complicato. Sarà però anche più costoso. Un rapporto diffuso sabato dal giornale Yomiuri rivela che le operazioni costeranno oltre 1.500 miliardi di yen (13,5 miliardi di euro). Il forte terremoto dell’11 marzo e lo tsunami hanno innescato fusioni in tre dei sei reattori della centrale. Esplosioni hanno anche danneggiato le loro strutture, oltre a quella dell’unità 4.
La Tepco (Tokyo Electric Power Co.), gestore dell’impianto, sostiene di essere riuscita a raffreddare i reattori danneggiati, portando a termine il cosiddetto “spegnimento a freddo”. Ma sono ancora necessarie grandi riparazioni e nuove misure di sicurezza. Secondo la Commissione governativa, la rimozione delle barre di combustibile della centrale non inizierà prima del 2021, dopo che saranno state riparate le vasche di contenimento. Come misura di emergenza, uno dei reattori danneggiati è stato ricoperto con un guscio ermetico in poliestere progettato per trattenere particelle radioattive all’interno della struttura. Coperture simili sono state progettate anche per le altre unità.
Le autorità sono però impegnate anche nella difficile decontaminazione dell’area circostante. Rimane infatti ancora in vigore una zona off-limits di 20 chilometri attorno alla centrale. Se il peggio sembra essere passato, recenti scoperte di radiazioni all’interno e attorno a Tokyo hanno provocato nuovi timori tra la popolazione. In molti casi le rilevazioni sono rimaste al di sotto del limite annuale consentito a livello internazionale, ma i critici sostengono che abbiano superato gli standard giapponesi precedenti all’incidente e che il governo debba espandere la portata della decontaminazione.
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