Bishkek (Kirghizistan), 30 ott. (LaPresse/AP) – Il Kirghizistan è oggi al voto per eleggere il presidente. Tre i principali candidati all’incarico: Almazbek Atambayev, del Partito socialdemocratico, e i due nazionalisti Kamchibek Tashiyev e Adakhan Madumarov. La presidente uscente, Roza Otunbayeva, diplomatica che ha lavorato come ambasciatrice a Washington e Londra, e guida il Paese come leader ad interim dal 2010, si dimetterà alla fine dell’anno per lasciare il posto al vincitore delle elezioni. Questo porrà le basi per la prima transizione pacifica del potere nella repubblica ex sovietica.

Il voto di oggi è il risultato di un movimento di riforme politiche che ha combattuto il modello autoritario in vigore dal 1991, quando il Paese conquistò l’indipendenza. Negli ultimi due decenni le elezioni sono state una questione per lo più formale. Gli ultimi due uomini forte al potere, Kurmanbek Bakiyev e il suo predecessore Askar Akayev, hanno lasciato l’incarico cacciati dall’insurrezione popolare. Secondo la Otunbayeva l’elezione consoliderà il sistema parlamentare approvato lo scorso anno grazie a una serie di riforme costituzionali. “L’importante – ha dichiarato ad Associated Press – è aver optato per un governo parlamentare per il nostro Paese. Il popolo sceglierà la strada della libertà, libertà di parola e libertà di assemblea”.

Se le elezioni sono state salutate dalle autorità come una vittoria della democrazia, molti rimangono preoccupati del fatto che il voto possa mettere a nudo divisioni interregionali. I seguaci di Atambayev sono concentrati per lo più nel nord, mentre la base dei suoi oppositori nazionalisti si trova nel sud del Paese. La zona meridionale del Kirghizistan, che si trova lungo una delle principali vie di traffico dell’eroina proveniente dall’Afghanistan, è stata teatro di disordini politici negli ultimi anni e di scontri etnici in cui hanno perso la vita centinaia di persone, per lo più appartenenti alla minoranza uzbeka.

La campagna elettorale è stata relativamente tranquilla, ma gli elettori che si trovano questa mattina all’università nazionale di Bishkek sono sembrati fatalisti sui risultati. “Queste elezioni – commenta Manas Aslanbekov, studente di giornalismo 19enne – sono importanti per i politici ma in realtà non per la gente comune. È chiaro chi vincerà, la persona che ha più denaro”.

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