Mumbai (India), 23 ott. (LaPresse/AP) – Quasi trecento ragazze indiane chiamate ‘Nakusa’ o ‘Nakushi’, ovvero ‘non voluta’ in lingua hindi, hanno cambiato nome nel corso di una cerimonia nel distretto di Satara. Nel Paese sopravvive ancora una diffusa discriminazione di genere che privilegia i maschi a discapito delle femmine e sono molti i genitori che scelgono di chiamare la figlia con un nome che finisce per ricordarlo ogni giorno. Le 285 ragazze hanno indossato i migliori abiti e adornato i capelli con fiocchi e trecce per ricevere il certificato, nella speranza che sia l’inizio di un nuovo percorso di vita. Molte di loro hanno scelto nomi d’ispirazione bollywoodiana come ‘Aishwarya’ o di divinità induiste, per esempio ‘Savitri’. Altre più tradizionali, come ‘Vaishali’, che significa ‘bella e buona’.
Il problema della discriminazione è tornato alla luce dopo la pubblicazione dei dati del censimento di quest’anno. Ogni mille bambini ci sono in India 927 bambine e nel distretto di Statara appena 881. Le cifre sono il risultato di aborti di feti femmine e della negligenza da parte dei genitori che porta a una maggiore mortalità infantile per le bambine. La situazione è così seria che agli ospedali è vietato rivelare in anticipo il sesso del nascituro per prevenire gli aborti. La ragione è in parte da ricercare nell’enorme spesa che richiede sposare una ragazza. Le famiglie spesso s’indebitano per pagare la dote, mentre i maschi al contrario ricevono moglie e benefici economici connessi.
“Ora a scuola i miei compagni di classe mi chiameranno col nuovo nome. Sono molto felice”, dice la 15enne Ashmita, fino a ieri Nakusa, nome dato dal nonno deluso dalla sua nascita. Questo è solo l’inizio però, fa notare Sudha Kankaria dell’organizzazione ‘Save the girl child. “Dobbiamo prenderci cura delle ragazze – spiega – della loro istruzione e sicurezza finanziaria e sociale, altrimenti il ciclo si ripeterà”.
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